Abbigliamento infantile: un 2009 da dimenticare

Nel 2009 l’abbigliamento infantile italiano ha accusato un calo di fatturato del 6,9%, scendendo a quota 2,52 miliardi di euro: il giro d’affari torna a livelli prossimi a quelli del 2006. In flessione l’export (-17,3% a 690 milioni) e l’import (-4,8% a 1,42 miliardi di euro). In peggioramento il saldo della bilancia commerciale, negativo per 726 milioni (da -653 nel 2008).
Sulle performance del settore ha influito la battuta d'arresto dei mercati esteri, ma è stata soprattutto la domanda interna (ben più rilevante per il comparto) a deludere. Nel corso del 2009, come riportano i dati Smi, si è anche accentuata la contrazione del valore della produzione realizzata nel nostro Paese, diminuita a 1,25 miliardi di euro (-8,3%). Quanto ai consumi interni, sono scesi a 4,9 miliardi (-1,9%), penalizzati dai risultati negativi del secondo, quinto e sesto bimestre dell’anno. A livello distributivo le catene, che rappresentano il 44% del sell out del segmento, hanno totalizzato un +4,4% sul 2008: segni meno hanno invece caratterizzato dettaglio indipendente (-8,6%, con una quota delle vendite pari al 24,1%) e grande distribuzione organizzata (-5,3% con una fetta del 23%).
Nello specifico dell’apparel per neonato, le esportazioni hanno ceduto il 16,8%, registrando un crollo della Russia e, al contrario, una crescita verso Francia, Giappone e Hong Kong.
Nonostante i dati scoraggianti del 2009, il 2010 sembra mostrare una leggera inversione di tendenza: grazie ai saldi e alle promozioni di periodo, nei primi due mesi gli acquisti di moda under 14 da parte delle famiglie italiane hanno registrato un lieve incremento (+0,3%).
d.p.
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