Nuova puntata per le ricerche sul consumatore che Cotton Council International (Cci), ente no profit cui fa capo l'etichetta del cotone americano Cotton Usa, realizza dal 1998 nei vari Paesi internazionali: questa volta al centro del "Global Lifestyle Monitor", messo a punto insieme a Synovate, ci sono gli italiani e le loro abitudini in fatto di shopping di abbigliamento.
Presentata a Milano da Stephanie Thiers-Ratcliffe, international marketing manager di Cci, l'analisi ha preso in esame un campione di 500 persone di età compresa tra i 15 e i 54 anni, con un denominatore comune: occuparsi in prima persona degli acquisti per sé e per la famiglia. Il primo dato significativo è la propensione da parte del 58% degli intervistati a comprare tutti i capi in negozi indipendenti, contro un 39% che si indirizza agli specialty store monomarca, un 30% che privilegia i grandi magazzini e un 18% i mercati settimanali. Una percentuale analoga si indirizza a spacci aziendali e outlet, mentre un 17% frequenta i discount. Non sembra invece prendere piede Internet: se in nazioni come la Germania l'e-shopping è in forte crescita, nella Penisola rappresenta tuttora una formula marginale di acquisto.
Sorprendentemente, solo il 12% del panel indica la presenza di sconti in negozio come una tra le "caratteristiche desiderabili": al contrario, il 41% si fa attrarre dalla selezione dell'offerta. In Italia, inoltre, si spende con una certa frequenza: quasi il 35% degli interpellati indica "una volta al mese" e poco meno del 15% "una volta ogni due-tre settimane". Questo anche perché il 42% degli italiani, secondo lo studio di Cci, preferisce investire il proprio denaro nel guardaroba, piuttosto che in altri prodotti: una percentuale più elevata che in Gran Bretagna (28%) e in Germania (39%). Oltre il 70%, inoltre, è disposto a pagare di più per proposte di qualità: un termine che, per il 95% degli intervistati, ha a che fare con le fibre con le quali viene confezionato un abito. Un dato interessante, che dimostra come siano cambiati i tempi, è che si riduce la percentuale di coloro che comprano d'impulso: oltre il 28% oggi, quasi il 48% nel 2001. Tuttavia, il numero di capi acquistati rispetto all'anno precedente è diminuito solo per il 32% del panel, contro un 57% che ha continuato a seguire le abitudini di sempre, con un budget relativamente stabile.
Entrando nel vivo del rapporto tra il consumatore e le fibre naturali, l'85% dei nostri connazionali pensa che in un indumento la fibra sia più importante della marca, anche perché è molto attento alla componente "tattile" di un indumento. Tra i materiali naturali, il cotone è sempre ricercato come sinonimo di naturalezza, traspirabilità e freschezza (caratteristiche indicate da nove italiani su dieci). Più dell'86% dei protagonisti dell'indagine non ha dubbi sul fatto che si tratti di una garanzia di qualità, soprattutto in versione "100%". Schiacciante la maggioranza (76,6%) dei consumatori che indicano il cotone come "la fibra più adatta alla moda di oggi". E oltre l'80% la preferisce a tutte le altre.
a.b.