I nostri sondaggi: le vendite di childrenswear in Italia

Oltre la metà dei negozianti italiani interpellati dal settimanale Fashion (circa una settantina, specializzati nel childrenswear) dichiara che le vendite di abbigliamento della stagione in corso sono diminuite rispetto a un anno fa. Tuttavia, nell'analogo periodo del 2009 la maggioranza dei delusi era molto più ampia (71%, contro l'attuale 52%).
In aumento anche il numero di chi è riuscito a mantenere stabili i fatturati (38%, dal precedente 24%). La quota di chi ha riscontrato un incremento, pur rappresentando soltanto il 10% del totale, è il doppio di quella emersa un anno fa. Negli accessori bimbo, il 48% dice di avere venduto lo stesso ammontare del 2009 (dal precedente 24%) e una percentuale non troppo diversa, il 44%, dichiara di avere venduto meno (dal 69%). Solo l'8% parla di crescita (dal 7%).
A vivacizzare i consumi sono state soprattutto le proposte femminili “teen”, mentre le analoghe nella fascia “kid” sono risultate le più penalizzate. I maschietti hanno acquistato principalmente polo e jeans mentre le bimbe hanno preferito abitini (o scamiciati) e legging. L'orientamento prevalente sembra comunque quello di vestire i bambini “da bambini” (per il 50% del totale) privilegiando, nell'alto di gamma, le aziende nazionali del settore (lo dice il 55% degli interpellati) alle griffe (42%) e ai marchi stranieri (3%). Per un approfondimento, si rimanda all'articolo “Carte in tavola” pubblicato sul numero 1752 di Fashion in uscita il 25 giugno.
e.f.
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