Ieri a Milano si è parlato di centri commerciali e finanza immobiliare

Il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (Cncc) ha organizzato ieri a Milano un incontro dal titolo "Finanza immobiliare, ritorno al capitale proprio?". In primo piano il problema dei finanziamenti ai centri commerciali: le banche stanno tornando a mostrare una maggiore apertura, ma le incognite da affrontare restano tante.
“Da un paio di anni non si fa che parlare male delle banche, ma è ora di smetterla, piuttosto bisogna ripensare l’intero sistema, trovando delle modalità di finanziamento alternative e aggiuntive”, con queste parole Pietro Malaspina, presidente del Cncc e director Institutional Relations Sierra Developments Italy ha aperto i lavori del meeting, passando la parola a Paolo Bellacosa, executive director del Gruppo Capital Market Cbre, che ha fatto il punto sul settore.
“Il mercato degli investimenti immobiliari commerciali è in fase di moderata ripresa - ha premesso il consulente -. Dopo il picco del 2007, con il volume delle transazioni a quota 270 miliardi di euro e il crollo del 70% nel biennio successivo, nei primi tre mesi del 2010 si è verificata una positiva inversione di tendenza, soprattutto in Gran Bretagna, Francia e, in parte, in Germania”.
“L’Italia vive invece una situazione particolare, dovuta alle sue peculiarità – ha aggiunto -. Il comparto dei centri commerciali è cresciuto tradizionalmente meno (10 miliardi di euro il valore raggiunto nel 2007), ma ha anche subito un crollo inferiore, pari al 50%. Oggi però la fase di ripresa è rallentata dal fatto che il mercato viene considerato poco trasparente e non sempre affidabile, anche se appetibile”.
In generale, l’elemento positivo, più volte sottolineato al convegno, è la mutata attitudine degli investitori, prevalentemente fondi: dopo un anno e più di inappetenza, sono tornati a voler acquistare i centri (prevalentemente quelli già esistenti), purché di estrema qualità e di sicuro rendimento. Questo anche se la procedura di valutazione del rischio alla base del deal è divenuta più lunga e complessa e non si basa più su un presupposto di crescita continua del business, come avveniva in passato.
Dal canto loro, le banche hanno iniziato timidamente a sovvenzionare nuovi progetti, abbassando però la leva finanziaria drasticamente al 50, massimo 60%, rispetto anche al 90% del periodo pre-crisi. La parte dell’equity, il capitale proprio di cui deve disporre il promotore del centro è così inevitabilmente aumentata. Una delle scommesse più impellenti è pertanto reperire la quota di finanziamento mancante rispetto al passato.
e.c.
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