In genere si associa ByteDance, colosso dell’high tech fondato da Zhang Yiming (nella foto) nel 2012, al suo social più famoso e chiacchierato, TikTok.
Ma guardando i dati del 2022, diffusi dal Financial Times che si è confrontato con due investitori dell’azienda, si scopre che il grosso dei ricavi, pari a 85 miliardi di dollari (oltre +30% rispetto al 2021), proviene in realtà dal “TikTok cinese” Douyin, da cui deriva oltre l’80% del fatturato. Le vendite internazionali, in gran parte realizzate grazie a TikTok, non vanno oltre i 15 miliardi di dollari, anche se va detto che questa cifra sarebbe il doppio rispetto a quella del 2021.
Gli utili prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento si aggirano per ByteDance sui 25 miliardi di dollari, dai precedenti 14 miliardi (+79%). Forte di questi risultati il gruppo, valutato l’anno scorso 300 miliardi di dollari, diventa la società privata di maggior valore al mondo, superando giganti come Alibaba e Tencent, il cui ebitda nel 2022 è stato rispettivamente di 22,5 e 23,9 miliardi di dollari.
TikTok, che vanta oltre 1 miliardo di utenti attivi a livello globale e la cui app è stata scaricata più di 3 miliardi di volte, non sta attraversando un periodo facile: gli Usa, ma non solo, stanno portando avanti una crociata contro la “creatura” di ByteDance, adducendo come causa di divieti in parte già in atto i problemi di sicurezza legati alla gestione dei dati dei clienti.
A marzo il ceo Shou Zi Chew ha testimoniato per cinque ore davanti al Congresso statunitense, ribadendo che la big tech ha investito 1,5 miliardi di dollari per ottimizzare la sicurezza informatica e affermando che «ByteDance non è un agente della Cina o di qualsiasi altro Paese».
Sarebbe però stato reticente proprio sul tasto dolente della gestione dei dati e sulla loro vendita a terze parti e poco convincente rispondendo all’accusa di spiare i cittadini americani.
In sintesi, anziché tranquillizzare i legislatori, il ceo li ha messi ancora di più sul piede di guerra e motivati a sostenere le posizioni dell’amministrazione Biden, che spinge affinché ByteDance venda le sue operazioni negli Usa: un’ipotesi respinta decisamente da Pechino.