È arrivato il nulla osta da parte della Procura di Milano (che gestisce i beni di Antonio Rosati attualmente in carcere) alla cessione di Oti - Officine Tessili Italiane. Nei giorni scorsi sono state ufficializzate le trattative per la cessione con due fondi di investimento, Ikf ed Europa Investimenti, e con il petroliere napoletano Donato Ammaturo (cugino di Giuseppe Ammaturo, presidente e fondatore di Arav/ Silvian Heach).
Ma anche Antonio Bianchi starebbe per presentare, in cordata con altri impreditori, una manifestazione di interesse.
Già qualche settimana fa, Rosati aveva fatto sapere di non essere in grado di portare avanti il rilancio della società, nata sulle ceneri di Ittierre dopo le sue disavventure giudiziarie di fine ottobre (l'imprenditore è stato arrestato a Milano per una presunta maxi frode fiscale da 250 milioni di euro).
Ma se da una parte c'è la volontà della Procura di Milano e di Rosati a portare avanti la vendita di Oti garantendo la continuità aziendale, dall'altra si registra l'intenzione da parte di Antonio Bianchi, socio di Oti al 49%, di rilanciare il polo del tessile molisano e di non cedere le proprie quote.
Secondo la stampa locale, Bianchi starebbe mettendo insieme una cordata "alternativa" di imprenditori, con l'obiettivo di presentare una sua offerta di acquisto alla Procura di Milano, che gestisce gli affari di Rosati, in prigione a San Vittore da ottobre.
Se Bianchi riuscisse a mettere insieme un'offerta adeguata, salirebbero a quattro le manifestazioni di interesse per Oti (Ikf ed Europa Investimenti, Ammaturo e Bianchi appunto) e la Procura dovrebbe scegliere la migliore di queste.
Intanto i negoziati proseguono e sempre secondo la stampa locale ci sarebbero maison interessate a Oti. Prima, però, vorrebbero vedersi chiarita la situazione e contare su di un azionariato certo e affidabile.