Crisi

El Corte Inglés: la crisi del gigante spagnolo è lo specchio dei problemi della Spagna

È la più grande catena di department store d'Europa per volume di vendite e tuttavia El Corte Inglés si trova a fronteggiare una fase critica. Lo scorso anno il gruppo ha riportato la prima crescita nel profitto netto dopo sei anni, ma il fatturato è costantemente in calo, dai 16,4 miliardi di euro del 2010 ai 14,3 del 2013.

 

Come riporta un articolo del Financial Times di oggi, 20 novembre, El Corte Inglés riflette i problemi di molte aziende spagnole. Alcune delle sue difficoltà sono legate alle dinamiche interne ma tante sono le stesse che si trova ad affrontare l'intera nazione. A partire dal debito.

 

Lo scorso anno il retailer ha dovuto ristrutturare 5 miliardi di debito, vendendo metà delle sue attività nel credito al consumo alla banca Santander. Deve inoltre ripagare i suoi dipendenti, dopo averli incoraggiati a investire i loro guadagni nell'impresa a tassi di interesse allettanti.

 

A gravare sull'azienda è anche un organigramma manageriale obsoleto - nonostante la nomina di un vicepresidente esterno alla famiglia - e, quantanche dovesse concretizzarsi una ripresa dei consumi, rimarrebbe da risolvere il problema della concorrenza, con rivali del retail che scommettono su prodotti a basso costo, come Inditex.

 

Una situazione che accomuna il retailer a molte altre realtà del Paese. Si calcola che le aziende spagnole - escludendo le banche - siano indebitate per un totale di 1,6 trilioni di euro (pari a circa il 150% del pil) e le famiglie per un totale di 836 miliardi di euro.

 

El Corte Inglés è una realtà con una storia lunghissima alle spalle, che riporta indietro a due secoli fa, quando nel 1890 nacque a Madrid come insegna del piccolo negozio di un sarto.

 

Nel 1935 è stata comprata da Ramón Areces Rodríguez e da suo zio e nel 1940 ha abbracciato nuove aree di business, aggiungendo attività come agenzie di viaggi, supermercati, una compagnia di assicurazioni, un negozio di ottica e un braccio finanziario. Nonostante occupi il vertice nella classifica dei department store europei in termini di vendite, solo due dei suoi 88 punti vendita si trovano fuori dalla penisola iberica.

 

A oggi la famiglia rimane il principale azionista e alla poltrona presidenziale siede dallo scorso settembre Dimas Gimeno, nipote di Isidoro Álvarez, che prima di lui l'ha occupata per 25 anni. Molti dei 90mila dipendenti sono anche azionisti e l'atteggiamento della proprietà nei loro confronti è smaccatamente paternalistico, come sottolinea il quotidiano.

 

Come molte altre realtà locali El Corte Inglés è cresciuta in modo smisurato nell'ultima decade, acquisendo una società immobiliare nel 2006 e, un anno più tardi, imbarcandosi nella costosa conversione di uno shopping center nel sito del palazzo Windsor di Madrid, in tempo per la crisi finanziaria e per il crollo dei prezzi degli immobili.

 

Una crisi che purtroppo fa sentire i suoi effetti in tutto il Paese. In un momento in cui le banche non hanno grande inclinazione a concedere crediti, le aziende non si possono permettere di chiedere prestiti, né di investire, i consumatori non spendono, la disoccupazione è alta e le esportazioni sono rallentate da un'eurozona stagnante. Molte delle speranze dunque sono rivolte al governo, che sta valutando provvedimenti volti a risolvere i problemi legati al debito.

 

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