DICHIARAZIONI

Claudio Marenzi: «Più aggregazione, più competitività. E la questione made in resta nodale»

A margine della presentazione dei dati di preconsuntivo 2014 del tessile-moda, Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia, ha fatto il punto su opportunità e nodi da sciogliere per il made in Italy. «Dobbiamo essere più aggregati - ha esortato - sia internamente, che quando ci presentiamo all'estero».

 

Marenzi ha ricordato l'importanza dell'appoggio del Governo, che per la prima volta ha dimostrato la volontà concreta di sostenere il settore e le sue manifestazioni di riferimento con stanziamenti cospicui.

 

«Ma spetta a noi fare un passo avanti ed essere coesi - ha detto -. Un segnale forte, quasi epocale, arriva dall'imminente trasferta di Shanghai, dove per la prima volta, in occasione del salone Chic, ci presenteremo tutti insieme: abbigliamento, sotto l'egida di Emi-Ente Moda Italia, calzature e tessuti con Milano Unica Cina».

 

Si tratta di un primo passo. In futuro, come ha anticipato l'imprenditore, altri mercati potrebbero essere approcciati con la stessa ottica di sistema: per esempio gli Stati Uniti dove, al di là delle prospettive fieristiche, c'è in programma, tra il 2015 e il 2016, un progetto di promozione delle label italiane in sinergia con i department store, sulla falsariga di quanto già fatto in tempi recenti in Germania.

 

A proposito di Germania, Marenzi si è detto rammaricato del fatto che il suo "omologo" tedesco abbia negato per un mese la sua disponibilità a incontrarlo per discutere di un tema che gli sta molto a cuore, il made in.

 

«La Comunità Europea - ha precisato - continua a penalizzarci, complice il persistente ostracismo di alcuni Paesi soprattutto nordeuropei. Teniamo presente che l'Europa è l'unica area del mondo che non ha l'etichetta obbligatoria. Più ancora che la tutela dell'italianità, ci sono in ballo la trasparenza e la correttezza verso il consumatore, che le richiede».

 

Il numero uno di Smi si è spinto oltre, affermando che dei 96mila posti di lavoro persi nel tessile-moda nel periodo 2008-2013, forse il 30% potrebbe essere riportato a casa se l'Ue cambiasse le sue posizioni in merito al made in.

 

Marenzi si è poi soffermato su un'iniziativa a cui Sistema Moda Italia sta lavorando, lo sviluppo di una piattaforma tecnologica per il tessile-abbigliamento, in collaborazione con Tex Club Tec e il possibile supporto della Comunità Europea.

 

«Ma al di là delle singole iniziative - ha concluso - la priorità è mantenere l'interezza della filiera nel nostro Paese. Teniamo presente che la Francia ha distrutto la propria catena tessile-abbigliamento ma può contare su due colossi, che guardano all'Italia non solo come bacino di marchi ma anche, e sempre di più, di know how. Un know how che, attraverso l'aggregazione e l'interazione, dobbiamo difendere facendo massa critica».

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