L'indice Hang Seng della Borsa di Hong Kong, ha chiuso la seduta odierna in calo dell'1,3%, toccando il livello più basso degli ultimi tre mesi: le proteste per la democrazia nell'ex-colonia britannica si fanno sentire sugli scambi e fanno temere per il lusso.
«Il lusso è molto esposto a Hong Kong - ha dichiarato a Reuters Luca Solca, analista finanziario di Exane BNP Paribas specializzato nei luxury goods -. Un'escalation degli attuali disordini portano ulteriore negatività per il settore, nonostante abbia sottoperformato di recente». Secondo l'esperto di Exane BNP Paribas, un deterioramento della situazione potrebbe portare a una revisione del settore, come accaduto nel 2003, con la diffusione del virus della Sars nel 2003.
Nella seduta di ieri il titolo Salvatore Ferragamo ha registrato un -3,4% alla Borsa di Milano (-21% da inizio anno), Tod's un -2,4% (-34,8% da inizio anno) e Luxottica, che realizza gli occhiali di molte griffe del lusso internazionale, ha accusato un -1,4% (+3% da inizio anno). L'indice del listino milanese Ftse AllShare ha terminato in flessione dell'1,2%. Nel primo pomeriggio di oggi mostra invece un recupero (+1%) con Ferragamo, Tod's e Luxottica che oscillano introno alla parità.
Secondo alcune stime, i beni di lusso rappresentano il 10% delle vendite a Hong Kong. A causa delle tensioni, gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno rivisto al ribasso le stime di crescita dell'orologeria svizzera, portandole dal 5,5% al 3,5% (ieri il titolo Swatch ha accusato un -1,97% e Richemont un -1,7%). Un altro analista interpellato da Reuters ha parlato di un calo delle vendite, subito da alcuni dettaglianti, tra il 30% e il 40%.
In questi giorni a Hong Kong migliaia di manifestanti, soprattutto studenti, sono scesi in piazza per chiedere una democrazia piena, con libertà di eleggere i candidati alle elezioni. La Cina, che dal 1997 controlla la ex colonia britannica, non sembra di questo avviso. Secondo Pechino, il capo dell'esecutivo, che sarà eletto nel 2017, verrà scelto tra due-tre candidati al massimo, che dovranno essere approvati da una commissione di 1.200 persone nominate dalle autorità cinesi. I protestanti, tra i quali il movimento di disobbedienza civile “Occupy Central”, vedono questa decisione come un dietro front della Repubblica Popolare, che ha sempre promesso una piena democrazia.