Mercato cinese

Aste fisiche e online: un'alternativa per esportare il fashion in Cina

Le vendite all'asta sono un mezzo non tradizionale ma efficace per portare la moda italiana in Cina, soprattutto se si tratta di Pmi e giovani designer, che da soli non potrebbero mai raggiungere questo vasto mercato a costi contenuti. Ne è convinta Deb Weidenhamer, ceo di iPai Auction, che ieri, 13 ottobre, ha incontrato la stampa a Milano.

 

Con base a Shanghai, iPai è controllata Auction Systems Auctioneers & Appraisers, casa d'aste fondata da Weidenhamer in Arizona nel 1995, con un volume d'affari di 140 milioni di dollari l'anno. «Gioielli, borse, calzature, ma anche abbigliamento e occhiali da sole, sono tra gli articoli più venduti nella Repubblica Popolare tramite le aste di iPai - spiega il ceo -.  Di regola sono in simultanea sul web e in uno spazio fisico, che è anche showroom, negli uffici di Changle Road, dove i potenziali acquirenti possono esaminare in anteprima, magari sorseggiando un cocktail, i prodotti che saranno venduti all'incanto».

 

Partire con un prezzo base allettante (di solito si inizia con un valore retail scontato dell'80%) non basta. Weidenhamer consiglia, per questo tipo di shopping experience, di creare un video che spieghi in dettaglio il prodotto e la sua storia. Ma anche di non trascurare particolari come il packaging, che deve essere coerente con un prodotto di qualità, e riportare in bella evidenza il brand o il nome del designer che lo ha realizzato. 

 

Il fatto che iPai sia di matrice americana - tiene a sottolineare il ceo - «è di per sé garanzia di alti quality standard e di prodotti non contraffatti». Un aspetto, quest'ultimo, cui il consumatore cinese è sempre più sensibile.

 

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