Un anno nero, il 2014 della moda quotata a Piazza Affari. In 12 mesi, titoli come Yoox e Tod's hanno perso oltre il 40% del loro valore e molti altri nomi illustri del fashion hanno chiuso l'anno con ribassi tra il 30% e il 20%. Grande recupero per Aeffe.
Il titolo Aeffe, scambiato sul segmento Star di Borsa Italiana, registra un +223,65% annuale sul listino Milanese. Il gruppo noto per i marchi Alberta Ferretti, Moschino e Pollini ha archiviato i primi nove mesi del 2014 con ricavi in lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2013 (192,9 milioni di euro, dai precedenti 193,3 milioni) ma ha nettamente migliorato l'ebitda (22,6 milioni di euro, +39,2%) ed è tornato in utile per 2,5 milioni, da una precedente perdita di 2,3 milioni. In novembre Mediobanca ha confermato il giudizio "outperform" (farà meglio del mercato) e rivisto al rialzo il target, portandolo da 2 a 2,37 euro (2,18 il prezzo di chiusura dell'ultima seduta del 2014).
Tra i pochi titoli che archiviano il 2014 con segno positivo c'è anche Luxottica (+16,53%), che in dicembre ha ottenuto il giudizio “overweight” (sovrappesare) di Morgan Stanley e avvia l'anno scommettendo su una nuova governance. In rialzo pure Geox (+1,64%) e il gruppo tessile Ratti (+10,6%).
Per il resto del listino fashion hanno prevalso le vendite, che secondo alcuni esperti hanno portato le quotazioni del settore verso livelli più consoni, dopo periodi di forti rialzi. In più riflettono i timori legati a una congiuntura difficile su cui pesano, tra gli altri, la svalutazione del rublo e l'embargo russo, il rallentamento cinese e le proteste pro-democrazia a Hong Kong. Tra le azioni che hanno subito i maggiori ribassi spiccano Yoox (-42,97%), Tod's (-40,59%) e Safilo (-37%). Non è andata meglio per Brunello Cucinelli (-28,95%), Moncler (-28,46%), Salvatore Ferragamo (-26,23%), Piquadro (-20,74%) e Stefanel (-18,86%). Più contenuta la discesa di BasicNet (-1,86%) e Damiani (-0,5%).
Il lusso ha deluso anche su scala globale, come dimostra il -6% annuale evidenziato dall'indice S&P Global Luxury Index, che tine conto del trend di 80 tra le maggiori società quotate del comparto. Nel lungo periodo però il settore continua a premiare gli investitori: +13,3% la performance dell'indice a 3 anni e +14,6% la crescita a 5 anni. E potrebbe riservare ancora delle sorprese - in molti sono pronti a scommetterlo - grazie all'indebolimento dell'euro, che renderà gli ordini meno costosi per i buyer di made in Italy fuori dall'eurozona.