Arrivano altri dettagli, dopo l'annual investor meeting, sulle prossime mosse di Gap per tornare a crescere. Nei piani, l'espansione in Cina, dove i ricavi sono aumentati a circa 500 milioni di dollari in quattro anni e le vendite online hanno registrato un +60% tra il 2013 e il 2014.
Il management guidato dal nuovo ceo Art Peck punterà anche sul digitale, per migliorare la shopping experience tra diversi canali, focalizzandosi in particolare sugli acquisti "mobile" e sulla personalizzazione delle iniziative.
Cambierà anche il modello operativo, chiamato Product 3.0: dovrà rispondere più velocemente al consumatore, grazie a una maggiore velocità e flessibilità, con proposte "on trend".
Ieri, 16 giugno, Peck ha annunciato la chiusura di 175 specialty store in Nord America, in cinque anni, e il taglio di 250 addetti. Con i marchi come Gap, Banana Republic, Old Navy, Athleta e Intermix, e presenze in 90 Paesi del mondo, il gruppo di San Francisco ha realizzato 16,4 miliardi di dollari di fatturato nel bilancio chiuso a febbraio 2015 (+2%).
A trainare le vendite è stato soprattutto il brand Old Navy (+5%), mentre Gap (-5%) ha perso quote di mercato, secondo alcuni esperti perché negli anni ha perso in termini di identità, rilevanza e risonanza, tra i consumatori americani. Per di più si trova a dover fronteggiare competitor esteri come TopShop, H&M, Zara e Target.
Lo scorso fiscal year l'utile netto del colosso del retail è sceso a 1,26 miliardi di dollari (dai precedenti 1,28 miliardi), o 2,87 dollari per azione. Per la chiusura del nuovo anno i profitti sono stimati in calo nell'intervallo 2,75-2,80 dollari per azione.
Intorno alle 16 italiane, il titolo Gap viene scambiato a 38,24 dollari alla Borsa di New York, in discesa dlel'1,32% rispetto alla seduta di ieri (nella foto, un recente evento nello store di Milano).