Il cda del gruppo Braccialini ha approvato nei giorni scorsi il piano industriale al 2018 e la ricapitalizzazione della società - che sarà sottoscritta pro quota dalla famiglia fondatrice al 22% e dai fondi di private equity Sici col 33% e Hat e Nem col 22% ciascuno.
Accantonato il progetto di quotazione in Borsa, così come l'ipotesi di uscita a breve dei fondi d'investimento (che aveva aperto la porta a un ventaglio di offerte, arrivate soprattutto dall'estero) si va avanti con la stessa compagine societaria, puntando a innalzare il posizionamento e a migliorare i margini.
Lo ha dichiarato l’a.d. Riccardo Braccialini in un’intervista a Moda 24 del Sole 24 Ore.
Le risorse in arrivo dall'aumento di capitale - 5 milioni entro fine anno, altri 5 milioni il prossimo - saranno finalizzate allo sviluppo di Braccialini e Gherardini, i marchi più blasonati della holding fiorentina della pelletteria, che nel 2015 festeggiano rispettivamente 60 e 130 anni.
La previsione del piano industriale è di riprendere la crescita a due cifre già quest'anno, dopo che il 2014 si è chiuso con ricavi vicini a 60 milioni di euro (per quasi il 70% ottenuti grazie all’export), in calo del 10%, per effetto del «taglio dei rami secchi», cioè di clienti multimarca in Europa e nel bacino del Mediterraneo, e per l'impatto della crisi russa, area in cui Braccialini è particolarmente esposto. Dal 2017, poi, dovrebbe riprendere a salire anche il margine operativo lordo.
«I nostri mercati di riferimento restano Stati Uniti, Giappone e Cina», spiega Riccardo Braccialini, che sta lavorando all'acquisizione di una nuova licenza per la produzione di una linea di pelletteria da uomo. In generale, le direttrici di crescita rimangono, dunque, ancora estero e retail. (nella foto, la Monna Lisa di Andy Warhol esposta nella boutique Gherardini di Firenze)