Il mondo della moda fa quadrato, per promuovere l'economia circolare. Questo il fine di Make Fashion Circular, l'associazione creata lo scorso anno dalla Ellen MacArthur Foundation, che annuncia i nomi del pool di core partner. Realtà come Burberry e Stella McCartney, insieme a Gap, H&M, Nike, Hsbc. E intanto arrivano le adesioni di altri protagonisti del comparto.
Tra gli altri firmatari dell'intesa, resa possibile dal sostegno di C&A Foundation e di Walmart Foundation, figurano realtà come DuPont Biomaterials, Fung Group, Hallotex, I:Collect, Inditex, Kering, Lenzing Group, London Waste and Recycling Board, Nanushka, Primark, Solvay, Texaid, Tintex Textiles, VF Corporation, W.L. Gore and Associates. Protagonisti del settore, tra cui figura anche l'italiano RadiciGroup. Mentre si attendono altri supporter.
L'obiettivo è trovare le soluzioni necessarie per incontrare richieste che cambiano e le diverse aspettative della società e per fare marcia indietro rispetto al cammino che ha portato la moda a essere uno dei settori più inquinanti e più prolifici nella produzione di rifiuti.
Si procederà sulla base di tre linee guida, ossia modelli di business che mantengano i vestiti in uso più a lungo possibile, impiego di materiali che siano rinovabili e sicuri, soluzioni in grado di trasformare gli abiti usati in nuove proposte.
Un circolo virtuoso che ha importanti risvolti anche dal punto di vista economico, visto che si calcola potrebbe portare a creare opportunità per un valore di 560 miliardi di dollari.
«Affinché l'industria della moda possa prosperare in futuro è necessario sostituire il modello "take-make-disposal", ormai desueto - ha dichiarato Ellen McArthur, fondatrice della Ellen MacArthur Foundation -. Abbiamo bisogno di un'economia circolare in cui i vestiti siano valorizzati al massimo e disegnati per non finire mai nei rifiuti. Possiamo creare un sistema che porti benefici a tutti».