Liu Jo scommette con decisione sull'internazionalizzazione. Recentissima la sigla di due accordi per i mercati cinese e coreano mentre è al debutto una nuova piattaforma per la fast fashion.
Già presente in Cina dal 2002, la realtà carpigiana ha appena stretto un'alleanza con China Resources Textiles, azienda che opera sotto l'egida di China Resources Holdings (classificata al centottantesimo posto nel ranking Fortune 500 della gestione 2013 e proprietaria di oltre 800 negozi nella Repubblica Popolare).
In base all'intesa, il nuovo partner assume la gestione dei 57 store del brand presenti sul territorio e si impegna ad aprire altre vetrine, per arrivare a 200 punti vendita in cinque anni. «Il percorso - racconta Marco Marchi, vice presidente e titolare con il fratello Vannis dell'azienda - prevede step intermedi, che potrebbero condurre a un ulteriore potenziamento dell'alleanza, con l'ipotesi di una joint venture».
La Corea, invece, rappresenta un esordio per lil brand di abbigliamento che ha siglato una liaison con Happyland, società locale che porterà Liu Jo a divenire insegna di 30 monomarca nei department store nell'arco dei prossimi tre anni.
Novità recentissima è anche la creazione di una piattaforma per la fast fashion. «Fino a oggi - spiega Marco Marchi - Liu Jo era una collezione di programmato quasi al 100%. Dall'autunno-inverno in arrivo abbiamo scelto di alimentare i nostri negozi in corso di stagione con inserimenti di prodotto».
Il dinamismo in casa Liu Jo si legge anche nei numeri: un fatturato di 300 milioni di euro nel 2013, che nel 2014 diventeranno 320 e che, in base alle previsioni, saliranno a quota 500 milioni nei prossimi tre anni. A oggi l'export rappresenta il 40% del giro di affari ma si può crescere ancora. Le operazioni in Cina e Corea lo dimostrano e lo dimostra anche l'impegno in Europa. A settembre è prevista l'inaugurazione di un secondo grande negozio a Madrid, in calle de Serrano 12. Nella foto, Dree Hemingway, testimonial della campagna invernale del marchio.