Nell'incontro annuale con la stampa, il presidente e ceo del gruppo giapponese Fast Retailing, Tadashi Yanai, ha aggiunto un altro obiettivo a quello già annunciato dei ricavi a 42 miliardi di euro entro il 2020.
Nel breve, le previsioni per il fiscal year che si chiude ad agosto sono di raggiungere quota 13,44 miliardi di dollari.
Come si legge sui notiziari online, la casa madre della catena Uniqlo sta estendendo a ritmi serrati il proprio network retail. Solo nel primo quarter sono stati inaugurati 62 store fuori dal Giappone. Secondo i dati aggiornati a fine novembre, l'insegna brilla su 695 punti vendita a livello internazionale.
Stati Uniti, Cina ed Europa stanno dando soddisfazione, ha riferito Yanai. In America, dove sono operativi 39 negozi, l'azienda ha in progetto aperture a Seattle, San Diego e Houston nell'arco dei prossimi 12 mesi. In Cina sono 351 le vetrine attive.
L'azienda giapponese sta mettendo a punto un sistema attento di sorveglianza dei fornitori in seguito a un report pubblicato da Sacom (Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour), con sede a Hong Kong, che ha messo in luce le disagevoli condizioni di lavoro in due delle aziende fornitrici cinesi di Uniqlo. Si parla di scarsa sicurezza, facendo riferimento a temperature troppo alte, poca areazione e pavimenti coperti di liquame.
Un'accusa a cui Fast Retailing ha risposto aprendo una propria azione investigativa e intimando ai due fornitori di migliorare le condizioni all'interno dei propri stabilimenti.