TESSILE

Tessitura italiana: +3,8% i ricavi nel 2014

La tessitura made in Italy rialza la testa. Dopo un biennio in terreno negativo, nel 2014 il fatturato del settore (che comprende le tessiture laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia) torna a crescere: le stime elaborate da Smi indicano un incremento del 3,8%, oltre gli 8 miliardi di euro.

 

Un'inversione di tendenza cui ha dato un contributo la ripresa della domanda interna (+4,4% su base annua, al lordo degli stock) mentre l'export, a quota 4,4 miliardi, mette a segno un +3,3%, anche se non tutti i mercati mandano segnali di dinamismo: l'aumento più deciso è quello degli Usa (+10%) e reggono bene anche le aree "intra-Ue" (+4,7%), anche se con un andamento a macchia di leopardo. Perdono punti, infatti, Germania (il primo mercato, che arretra del 3,4%) e Francia (-1,9%). Segni meno da Cina (-9,6%) e dalla seconda destinazione per le esportazioni di stoffe made in Italy, Hong Kong (-11,9%).

 

L'import avanza del 6,5%, attestandosi a oltre 2 miliardi di euro, con la Repubblica Popolare e la Turchia in pole position tra i fornitori, con quasi il 50% dei tessuti immessi sul nostro territorio, e un ruolo sempre più decisivo di Paesi come il Pakistan, «frutto sicuramente anche delle assurde facilitazioni daziarie accordategli dall'Europa», si legge in un comunicato diramato dal salone Milano Unica, al via oggi, 4 febbraio.

 

Il saldo della bilancia commerciale, positivo per quasi 2,4 miliardi di euro, contribuisce per il 25% al saldo dell'intero tessile-abbigliamento, nonostante il suo peso sia solo del 15,3% sul turnover totale: una percentuale sostanzialmente in linea con il 2013 (15,5%), con la tessitura laniera che copre il 37,2% del giro d'affari settoriale, la cotoniera (ancora in difficoltà, a differenza degli altri comparti) il 21,5%, quella a maglia il 19,9%.

 

Alimenta l'ottimismo il fatto che nella Penisola si è praticamente fermata (-1%) l'emorragia occupazionale. Inoltre la produzione industriale, depurata dalle vendite di prodotti importati, è in rialzo del 2,9%.

 

Ma come ha sottolineato stamattina Silvio Albini, presidente di Milano Unica, non è ancora giunto il momento di abbassare la guardia. «Negli ultimi mesi del 2014 - ha ricordato - alcune nuvole, economiche e geopolitiche, sono comparse all'orizzonte: la crisi in Russia e Ucraina, la pesantissima svalutazione del rublo, la difficile situazione in Nord Africa e in Medio Oriente, che tocca la Turchia. E poi in Cina, a Hong Kong e a Macau i riflessi profondi della politica di austerità del governo cinese. Senza contare il forte rallentamento di Brasile e America del Sud».

 

Nonostante tutte queste criticità, «non bisogna drammatizzare: il comparto tessile è stato fra i primi a essere investiti dalla globalizzazione, ha sofferto tantissimo, ma ora abbiamo imparato a essere nel mondo, per bilanciare i rischi e cogliere tutte le opportunità».

 

Una voce, quest'ultima, che in questo momento è fortemente legata agli andamenti valutari. «Negli ultimi anni - ha precisato l'imprenditore bergamasco - abbiamo esportato mediamente oltre il 55% del fatturato con un euro fortissimo, troppo forte, e un tasso non corrispondente allo stato dell'economia europea. Oggi, con le nuove parità, molto è cambiato, non solo sul mercato americano (dove Milano Unica lancerà a luglio 2015 una trasferta, ndr), ma in tutte le aree legate al dollaro. Saranno favorite le esportazioni e diventeranno meno competitive le importazioni» (nella foto, tessuti del Lanificio Colombo, presente a Milano Unica con la collezione primavera-estate 2016).

 

 

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