Il brand americano Coach archivia il terzo trimestre con vendite pari a 929 milioni di dollari, in calo del 15% rispetto allo stesso periodo del 2014 (+3% a cambi costanti). L'utile si è attestato a 88 milioni, dai 190 milioni precedenti.
L'utile per azione, a 0,36 dollari è risultato leggermente superiore alle stime degli analisti, che si attendevano un risultato di 0,35 dollari. Secondo il ceo Victor Luis, il brand di accessori sta marciando secondo i piani, nonostante l'impatto negativo del rafforzamento del dollaro. Il manager ha sottolineato che la società, quotata sul Nyse, è cresciuta a due cifre in Europa e Cina. Nel complesso, la crescita all'estero è stata moderata. Tuttavia in Nord America - dove è in corso la revisione del network distributivo - i ricavi a periodi comparabili hanno accusato un -23%.
Segni meno anche nel bilancio a nove mesi. Il fatturato è diminuito del 13% a 3,19 miliardi di dollari (-11% a valute invariate). I profitti si sono quasi dimezzati da 706 a 390 milioni.
«Nel quarto trimestre - ha anticipato il ceo - ci focalizzeremo su un aggressivo piano di aperture e integreremo il marchio Stuart Weitzman (specializzato nelle calzature di lusso, rilevato in gennaio, ndr) nella famiglia Coach. Ci stiamo inoltre preparando a festeggiare il 75esimo anniversario, a partire dal prossimo autunno. Porteremo avanti una strategia volta al riposizionamento di Coach nell'immaginario dei consumatori e reinvestiremo sul brand, facendo leva sull'heritage di New York, l'autenticità e l'artigianalità».
Tra le più recenti iniziative per il rilancio del marchio spiccano l'accordo di licenza con Interparfums per il lancio del profumo Coach e l'apertura del primo flagship store parigino. In febbraio nel board è arrivato l'ex ceo di Luxottica, Andrea Guerra. L'inizio della svolta è datato giugno 2013, con la nomina alla direzione creativa di Stuart Vevers.