Scendono del 60% a 38 milioni di dollari gli utili di Tiffany, nel terzo trimestre terminato il 31 ottobre. Le vendite del gioielliere di New York salgono del 5% a 960 milioni di euro (+7% a cambi costanti) ma delude l'Asia-Pacifico.
Nel quarter il brand dei preziosi ha registrato un +10% nelle Americhe e un +9% in Europa. In Asia-Pacifico la crescita è stata del 2% (a cambi costanti i ricavi sono rimasti invariati) ma fa eccezione il Giappone, con un -12%, penalizzato dall'aumento dell'Iva (a decorrere dal primo aprile 2014). A periodi comparabili il turnover globale è salito del 4%. I profitti timestrali, invece, sono passati da 95 a 38 milioni di dollari: una flessione su cui incide l'estinzione di un debito per 93,8 milioni.
Nei nove mesi dell'esercizio, Tiffany ha totalizzato vendite per 2,96 miliardi di dollari, in aumento dell'8% (+9% a valute invariate e +6% a store comparabili) e utili pari a 288 milioni (+1%).
Il management guidato da Michael J. Kowalski ha rivisto le previsioni di chiusura dell'esercizio. I ricavi dovrebbero aumentare a un tasso tra il 5% e il 9% da una precedente stima di crescita tra l'8% e il 9%. L'utile per azione dovrebbe collocarsi nel range 4,20-4,30 dollari. Le stime, come sottolineano dalla società, dipendono da una serie di fattori, tra i quali una spesa per investimenti che nell'anno dovrebbe ammontare a 250 milioni di dollari (focalizzati soprattutto sull'information technology) e 10 nuove aperture nel mondo (a fronte di due chiusure).