Dopo essersi spesi nelle ultime settimane a dare una mano in ogni modo - con donazioni anche molto importanti e riconversione della produzione per realizzare mascherine e camici -, i paladini della moda italiana, ma anche un'icona come
Anna Wintour, lanciano un appello al Governo attraverso le pagine del
Corriere della Sera, in un lungo articolo a firma di
Maria Silvia Sacchi.
Come ribadisce Sacchi, il comparto è il primo esportatore italiano, la seconda manifattura del Paese e contribuisce per metà alla bilancia commerciale. Tuttavia, nella nuova task force per la ripresa guidata da
Vittorio Colao non c'è un solo nome della moda ed è solo l'ultima "dimenticanza" di questo esecutivo e di quelli che lo hanno preceduto, a parte qualche eccezione.
Il Veneto è una delle regioni trainanti, come ricorda il patron di
Otb,
Renzo Rosso, che senza mezzi termini dice che se non ci sarà una ripartenza presto, la filiera verrà spazzata via per sempre: «Ci abbiamo messo 100 anni a costruirla, sarebbe drammatico», sottolinea, ricordando che solo a Vicenza ci sono già 486 famiglie che non sanno dove andare «e 60 sono di piccoli imprenditori».
«I due milioni di persone che ruotano attorno alla moda italiana avranno bisogno del supporto del Governo», dice la direttrice di
Vogue America,
Anna Wintour, e aggiunge: «Dopo questa crisi, la moda dovrà essere più speciale e meno usa e getta. L'Italia, con la sua incredibile attenzione all'artigianalità e all'innovazione nel design, mostrerà la via».
Intervengono anche
Antonio Belloni, direttore generale di
Lvmh, unendosi all'appello per riattivare le filiere produttive, e il numero uno di
Kering,
François-Henri Pinault, che non usa mezzi termini: «Il futuro di un intero settore con miglialia di realtà imprenditoriali, che collaborano con i nostri marchi, è a rischio. Le attività di prototipia devono essere riavviate adesso, altrimenti la filiera sarà paralizzata per il resto del 2020».
«Il 60% della moda di qualità è realizzato in Italia - ricorda
Patrizio Bertelli, a.d. del
Gruppo Prada -. Io mi porrei la domanda di come difendere il know how che abbiamo, che è come difendere un brevetto». Bertelli pensa che si debbano seguire tre criteri: le regioni più o meno colpite, le tipologie di attività e come svolgere queste attività all'interno delle fabbriche.
Dalla Toscana al Piemonte:
Gildo Zegna, presidente e ceo del
Gruppo Zegna, indica la data del 20 aprile per riavviare almeno parti della filiera tessile-abbigliamento. Inoltre, esorta l'esecutivo affinché crei una dotazione a fondo perduto per le aziende che mantengono l'occupazione. «Per la distribuzione - puntualizza - se non si riducono gli oneri d'affitto nel periodo di chiusura del commercio si rischia di azzerare la rete commerciale».
L'ultima parola spetta a
Remo Ruffini. Come già in un'intervista al
Corriere, il patron di
Moncler ribadisce: «Dateci regole chiare, metri di sicurezza cui attenerci, test sierologici a cui sottoporci, indicateci i presidi di protezione più corretti, chiaritevi le idee e chiaritele a noi su quello che è necessario per agire nella massima sicurezza. Lasciateci riavviare la macchina».
Nella foto, l'autunno-inverno 2020/2021 di
Bottega Veneta (
Gruppo Kering)
A cura della redazione