Azioni a quota 17,3 euro

Ferragamo inciampa su giovani e Cina: mai così in basso in cinque anni

Due giorni neri in Borsa per Salvatore Ferragamo, che in questi giorni è ai minimi degli ultimi cinque anni. Già ieri il titolo ha perso il 2,7% chiudendo a 17,50 euro, oggi le cose non vanno meglio per la maison che a metà seduta lascia sul terreno l'1,5% a quota 17,3 euro.

A innescare le vendite è l'ennesimo report negativo di un broker, che rivede al ribasso le previsioni su utili e il fatturato della casa di moda fiorentina. L'analista in questione è Citigroup, che ieri ha tagliato il giudizio a Sell (vendere).

Sempre ieri JP Morgan ha ridotto il target price (l'obiettivo di prezzo da qui a 12 mesi) a 17 euro da 17,50 euro, mantenendo il giudizio Neutral. Anche l'agenzia Bloomberg, che raccoglie i giudizi e i target price, diffonde un quadro ben poco incoraggiante per Ferragamo: su 25 analisti censiti nessuno caldeggia l'acquisto delle azioni, 12 raccomandano la vendita e il target price medio non supera i 18 euro.

A causare la bocciatura sono le molte difficoltà che la griffe italianaq deve affrontare, che vanno dalla necessità di ringiovanire il marchio e i prodotti (per questo è appena stata lanciata un'iniziativa che coinvolge otto influencer internazionali) al recente cambio di management, anche se il problema numero uno si chiama Cina.

La forte presenza nel Paese asiatico aveva guidato negli anni scorsi la sostenuta crescita dell'azienda e del titolo in Borsa (nel 2015 aveva superato la soglia dei 30 euro). Oggi, di fronte ai segnali di rallentamento dell'economia cinese, il Paese del Dragone diventa un aspetto a rischio per il gruppo.

Ferragamo è fra i grandi marchi del lusso più esposti al mercato cinese. Secondo Morgan Stanley, poco meno della metà dei ricavi del brand (45%) deriva da vendite a persone di cittadinanza cinese, mentre quelle realizzate sul territorio vero e proprio della nazione asiatica sono un terzo del totale (34%).

Più dipendente dalla Cina di Ferragamo, secondo il report, c'è solo il gruppo Swatch, i cui marchi di orologi di lusso (Omega, Longines, Breguet) sono acquistati per il 53% da clientela cinese.

I due colossi francesi del lusso, Kering e Lvmh, hanno compratori cinesi pari rispettivamente al 38% e al 32% del fatturato. Gli ultimi dati sull'economia cinese, e in particolare il calo delle importazioni a dicembre (-7,6% su anno contro attese di una crescita del 3%), preoccupano gli investitori che hanno puntato sull'alto di gamma.

Morgan Stanley prevede che nel 2019 e nel 2020 le vendite di beni luxury in Cina cresceranno solo del 5-6%, contro il +12% del 2018.

an.bi.
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