Più che positiva la semestrale di Richemont: la holding svizzera del lusso archivia il periodo a quota 9,7 miliardi di euro di fatturato (+24%), con un utile operativo di 2,7 miliardi (+26%). Trainante il ruolo della gioielleria (+24%), con marchi come Buccellati, Cartier e Van Cleef & Arpels, ma ancora meglio vanno gli “altri business” (+27%), tra cui la moda con griffe quali Chloé (nella foto), Dunhill e Az Factory. Si difendono molto bene anche gli orologi (+22%), rappresentati da Vacheron Constantin, Piaget e altri.
Vola il retail, mettendo a segno un +30% delle vendite: un canale che, considerato anche l’e-commerce, vale il 73% del sell out. Tra le aree geografiche l’Asia avanza del 3%, ma in generale gli incrementi sono a doppia cifra.
Pesa tuttavia la cessazione dell’attività di Ynap, il cui 47,5% è stato ceduto in agosto a Farfetch, con il 3,2% nelle mani di Mohamed Alabbar: da un utile semestrale di 1,2 miliardi di euro nell’analogo periodo dell’anno precedente il gruppo passa a un rosso di 766 milioni. Al netto di questo deal, l’utile proveniente dalle operazioni continuative sarebbe di 2,1 miliardi, dai passati 1,5 miliardi.
I vertici non si pronunciano in modo netto sull’outlook, pur ricordando che essendoci alla base dell’azienda una strategia chiara, numeri favorevoli e maison forti esistono i presupposti per una creazione di valore nel lungo termine.
Alle 16 di oggi il titolo Richemont realizza un incremento del 12,4%.