Bene la Cina, debole il Giappone

Moda maschile italiana: moderata crescita nel 2018

Il fatturato della moda maschile italiana dovrebbe archiviare il 2018 a 9,45 miliardi di euro, in aumento dell’1,5%, nelle stime prudenziali di Confindustria Moda alla vigilia di Pitti Uomo 95.

Il settore denota un rallentamento dal +3,4% del 2017, per effetto del calo dei consumi e di una decelerazione delle esportazioni nella seconda parte dell’anno.

L’export ha totalizzato 6,34 miliardi di ricavi, in crescita del 3,9% (+5,2% nel 2017).

Nonostante le importazioni abbiano ripreso slancio (+6,4% a 4,23 miliardi, dopo il -0,8% del 2017), il saldo commerciale resta attivo per 2,11 miliardi (da 2,12 miliardi).

L’analisi per mercati di sbocco, sulla base delle statistiche dei primi nove mesi del 2018, mostra un +3,5% per la Germania, primo partner commerciale dell’Italia nel menswear. Il secondo buyer, il Regno Unito, ha comprato l’8,1% in più. La Francia, al quarto posto, ha registrato un +2,2%. Fuori dai confini europei spicca il +27,7% in Cina e il +18% in Corea del Sud.

Il Giappone cresce solo dell’1,2%, Hong Kong del 3,6%. Performance positive anche in Usa (+2,8%) e Russia (+6,4%). La Svizzera è un caso a sé stante, in quanto piattaforma logistica di molti marchi del settore: +21% il trend fra gennaio e settembre, a dimostrazione dell’appeal delle produzioni italiane.

Nell’analisi di Confindustria Moda aumentano soprattutto le esportazioni di maglieria (+10%) e confezione (+3,8%). In calo la camiceria (-1,1%), l'abbigliamento in pelle (-4,2%) e le cravatte (-9,6%).

I consumi interni dovrebbero invece accusare un -4,6% annuale. La stagione autunno-inverno, in particolare, evidenzia una flessione del 2,2% (-2,8% di un anno fa).

Camiceria e confezione in pelle sono le sole merceologie in lieve rialzo (+0,2% e +0,1% rispettivamente), mentre la confezione maschile, che rappresenta il 55% del sell out dell’abbigliamento uomo, segna un -2%. La maglieria (25,8% del sell-out) cede il 4,2%.

Quanto alle prospettive, le rilevazioni campionarie condotte dal Centro Studi di Confindustria Moda su un campione di aziende di moda maschile associate a Smi, indicano una "stabilità" delle condizioni congiunturali. Dall’analisi della raccolta ordini per la prossima primavera-estate emergono indicazioni di basso dinamismo per la domanda nazionale ed estera.    

e.f.
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