La decisione di bloccare le vendite in Russia ha avuto pesanti conseguenze sui conti dei nove mesi e soprattutto del terzo trimestre di H&M, periodo in cui l’utile operativo ha subito un brusco calo (-89%), attestandosi a 902 milioni di corone svedesi, dai precedenti 6,27 miliardi. Il costo del ritiro dal Paese di Putin è stimato intorno ai 2,1 miliardi di corone svedesi. In picchiata l’utile netto, sceso da 4,69 miliardi a 531 milioni di corone. Sempre nel trimestre le vendite nette sono ammontate a 57,45 miliardi di corone (+3%).
Come spiega la ceo Helena Helmersson, soprattutto all’inizio del quarter l’andamento delle vendite è stato fiacco e non solo per le conseguenze del conflitto. E anche se successivamente il sell out ha ripreso leggermente quota (dall’1 al 27 settembre si è registrato un +7% dei ricavi sull’analogo periodo del 2021), non è il momento di abbassare la guardia, viste le tante criticità: dai prezzi delle materie prime e dei trasporti al rafforzamento del dollaro, che ha comportato un rialzo dei listini nei rifornimenti.
«Mentre l’inflazione galoppa - dice Helmersson - il nostro impegno è fornire ai consumatori il miglior value for money, attraverso canali di vendita online e offline sempre più integrati». Una maggiore digitalizzazione della supply chain è prioritaria per il retailer: «Efficienza, velocità e flessibilità non sono state mai così importanti come ora», sottolinea la ceo, che annuncia inoltre un programma per ridurre i costi, grazie al quale a partire dalla seconda metà del 2023 il retailer dovrebbe raggiungere un risparmio annuo di 2 miliardi di corone.
Uno sguardo ai nove mesi dal primo dicembre 2021 al 31 agosto 2022 evidenzia un calo dell’utile netto di quasi il 31%, a quota 4,43 miliardi di corone svedesi, a fronte di un fatturato di 161,12 miliardi di corone svedesi (+13,3%).
Nella foto, Naomi Campbell testimonial per H&M