Dopo l’austerity causata del Covid-19, il made in Italy è tornato a far sentire con forza la sua voce. Tutto il mondo, con Stati Uniti e Cina in testa, apprezza sempre di più le tanto celebrate 3F (food, fashion, furniture) e mostra grande interesse per le eccellenze tricolore, a cominciare dalla moda, autentico fiore all’occhiello.
«Il made in Italy ha davanti a sé opportunità di export, di partnership e di visibilità di eccezionale valore. Le imprese italiane, con i loro prodotti, possono essere certi che in tutto il mondo il numero di interlocutori entusiasti è in continua crescita». È questo il messaggio di grande ottimismo lanciato dal direttore Marc Sondermann, lanciando la 13esima edizione della Ceo Roundatable di Fashion: un pomeriggio dedicato alle relazioni tra imprese del settore moda e della tecnologia, al Palazzo Parigi Hotel di Milano, con una misson: individuare la giusta ricetta per coltivare il fervore attorno al mercato.
L’indicazione fondamentale che arriva dai protagonisti del talk di apertura, che ha coinvolto brand prestigiosi come Fabiana Filippi, Herno e Montura, oltre a realtà delle tecnologie digitali come Planet (sistemi di pagamento innovativi) e BigCommerce (piattaforma software per la realizzazione di e-commerce), è la necessità di un vero e proprio cambio di paradigma. «Il prodotto non basta più, per crescere occorre valorizzare le caratteristiche distintive dell’azienda, avendo il coraggio di farle conoscere al mondo esterno», è il punto di vista di Claudio Marenzi.
«Nel post-pandemia ci siamo resi conto improvvisamente di quanto il made in Italy fosse rilevante a livello globale: c’è voglia e bisogno del nostro “saper fare” e del nostro stile di vita – ha dichiarato l’imprenditore, nella prima uscita ufficiale da quando non è più presidente di Pitti Immagine –. Questo è un enorme vantaggio competitivo, che ci fa superare le inefficienze della burocrazia. D’altra parte siamo indietro in tutta la parte di tecnologia, che sta diventando sempre più importante».
Un ritardo che secondo Marenzi è legato alla cultura di fare impresa italiana, con il capo azienda che tradizionalmente ha un solido know-how di prodotto o commerciale e che, pur non essendo preparato sul tema dell’innovazione, non rinuncia a un ruolo decisionale anche in questo ambito. «Essere al centro di ogni decisione non è efficiente», sottolinea con forza Marenzi, condividendo con la platea della Ceo Roundtable, la decisione di aver ceduto la carica di ceo di Herno (di cui resta presidente), per dedicarsi operativamente allo sviluppo del marchio Montura, acquisito a fine 2021: «Adottando un modello di leader assoluto, difficilmente si riescono a portare a bordo manager importanti, specie nel campo dell’innovazione e della tecnologia».
Per Mario Filippi Coccetta, presidente e fondatore di Fabiana Filippi, cavalcare il boom del made in Italy significa principalmente evidenziare il valore durevole dei capi e questo ha a che fare non solo con la qualità dei prodotti, ma anche con l’experience, aspetto fortemente condizionato dall’innovazione tecnologica. «Il primo cambiamento che dobbiamo affrontare - dice l'imprenditore umbro - è che aziende come la nostra devono essere riconosciute per un prodotto di altissima qualità, in grado di durare in un mercato che, invece, continua cambiare in continuazione. Importante è essere aperti e flessibili. Il Covid ha imposto di rivedere le logiche di distribuzione, poi è arrivata la guerra in Ucraiana, che ha interrotto il dialogo con la Russia, ma abbiamo seguito i consumatori russi nei Paesi come Dubai, dove si sono trasferiti. Certo, il mercato non è semplice, ma l’importante è avere un posizionamento alto e onesto. Solo così le opportunità non mancheranno mai».
Due case history, quelle di Marenzi e Cocetta, che sono emblematiche del mercato italiano, secondo Irene Rossetto, country director di BigCommerce, piattaforma open SaaS per brand B2C e B2B: «Il tema di attrarre nuovi talenti all’interno delle aziende è fondamentale per vincere in competitività. I migliori professionisti, di tutti i settori e non solo di area tech, sceglieranno di lavorare dove vanno i nuovi trend e non certo dove la tecnologia è vissuta dal top management come una battaglia».
Scegliere il partner giusto in ambito e-commerce è quindi oggi più che mai una scelta determinante, capace di fare la differenza in una strategia di sviluppo di un brand. «Agilità e flessibilità sono le caratteristiche principali della nostra realtà – continua Rossetto –. Chi sceglie noi può portare avanti richieste specifiche. In momenti altamente sfidanti, come quello che stiamo vivendo, è inimmaginabile sapere che molte aziende spendono gran parte del loro budget IT solo per tenere in piedi la macchina. Noi siamo dalla parte di chi vuole creare valore e, per questo, consentiamo ai nostri clienti di investire in innovazione in maniera più orientata».
Sulla stessa lunghezza d’onda Luca Cassina, president retail di Planet, che fornisce soluzioni integrate per i pagamenti, inclusi i servizi di rimborso Iva. «Anche se offriamo soluzioni complete, i nostri clienti - ha detto sul palco di Palazzo Parigi - devono poter scegliere la singola soluzione. Non dobbiamo farci ossessionare dall’idea di vendere un pacchetto completo. In quest’era, in cui ci si muove su orizzonti molto vasti, penso che la strategia giusta da seguire sia quella del mattoncino Lego: vince la sfida chi costruisce un business credibile e sostenibile, pezzettino dopo pezzettino».
Manager veri e competenti (esterni alla famiglia) e sistemi componibili sono gli asset su cui Marenzi intende scommettere per far crescere Herno e Montura, proprio come Filippi Coccetta, che ha da pochi mesi ha affidato il marchio Fabiana Filippi alla guida di un ceo, Aldo Gotti.
«Una scelta giusta - osserva Rossetto di BigCommerce –. Il capo azienda deve fare business, lavorare sul prodotto, visitare i mercati: non deve essere risucchiato dalla tecnologia, che deve semplificare l’operatività. Cinque anni fa per sviluppare un progetto competitivo di e-commerce avrebbe dovuto mettere in piedi una squadra, investire tempo e risorse senza avere idea del risultato fonale. Ora, grazie a piattaforme come la nostra, non è più necessario che corra certi rischi: tutto quello che deve fare è aprirsi ed essere al passo con le novità. Il resto lo facciamo noi, semplificando il più possibile».
Infine, a chi chiede quali sono gli aspetti che consentiranno alle aziende del made in Italy di mettere su muscoli e crescere nei fatturati nei prossimi anni, Luca Cassina non ha dubbi. Da un lato ci sarà il “revenge tourism”, con la Cina in testa. «Un po’ alla volta stanno tornando e con un basket di spesa molto superiore alla media e al passato», rassicura. Ma c'è anche il contributo della tecnologia, più precisamente «quella che crea collegamenti tra online e negozio fisico, che moltiplica le opzioni di pagamento e crea emozione». Di certo il tempo dei budget spesi in semplici aggiornamenti IT è tramontato.