Ceo roundtable on business acumen

Patrizia Pepe, Diadora, Centric Software, CoreMedia: la moda si fa low-impact, la tecnologia la traccia e lo spiega al consumatore

“Mostrare la catena del valore, puntare sull’eccellenza responsabile”. Questo il terzo tema sviluppato ieri nel corso della Ceo roundtable on business acumen, organizzata da Fashion al Palazzo Parigi Hotel di Milano, a cui sono intervenuti Claudio Orrea (presidente e a.d. di Patrizia Pepe) ed Enrico Moretti Polegato (presidente di Diadora), dando voce alle imprese della moda, oltre a Massimo Marconi (regional geo leader Euromed di Centric Software) e Uwe Fricke (vp retail, fashion, beauty, luxury di CoreMedia), in rappresentanza delle tecnologie per il fashion business.

Per il marchio di womenswear Patrizia Pepe moda responsabile significa anche realizzare un negozio super-agile e a basso impatto, perché razionalizza l’uso dei materiali e predilige quelli riciclabili e a basso impatto. Il ceo Orrea l’ha chiamato Concept Hub ed è connotato dall’uso di tubi da comporre e scomporre, per creare nuovi ambienti all’interno del punto vendita, che diano massimo risalto all’offerta o che li trasformino per altre iniziative. «Il primo hub - ha detto - è nato l’anno scorso e, ora ne esistono 12, che si affiancano agli store tradizionali».

Si candidano a entrare in quartieri dinamici delle grandi città, fuori dai centri storici, ma anche per lo sviluppo del franchising, perché non richiedono investimenti onerosi sul concept. Poi serve la formazione continua degli addetti alle vendite e una comunicazione coerente con le scelte del marchio. La conoscenza dei dati sul consumatore è utile, ma va impiegata in modo corretto, «lasciando che i venditori facciano il loro mestiere». La chiave vincente è il mix di storytelling ed empatia: «La donna Patrizia Pepe è rock, il che si traduce nei prodotti e vediamo che le nostre consumatrici apprezzano questo identikit».

Andare verso un modello sempre più sostenibile è nella tradizione di Diadora, che con la collezione 2030 ha realizzato una versione “a basso impatto” di alcuni modelli iconici delle sue sneaker. Il prezzo sale del 15% circa ma, come ha spiegato Moretti Polegato, è il consumatore che sceglie in base alla propria coscienza e disponibilità di spesa. Sta di fatto che, nonostante il prezzo, la linea 2030 è quella che al momento vanta il migliore sell-trough. «Ma il cliente si informa? E quanto va informato?», ha chiesto Marc Sondermann, direttore di Fashion, nel moderare il talk. «Con lui serve empatia, bisogna farlo sentire parte del progetto - ha risposto il presidente -. In Diadora decliniamo il concetto di sostenibilità in concetto di prossimità: un unico linguaggio per indicare il prendersi cura di un progetto, un prodotto o una comunità. No “io” né “tu”, ma “noi”».

«La sostenibilità è il tema del momento ma deve essere immaginata, poi pianificata e gestita, prima di portarla sul mercato», ha puntualizzato Massimo Marconi di Centric Software, specializzata in soluzioni per il planning, il Plm-Product lifecycle management e il pricing, con grande esperienza anche sulla moda. In sintesi, va fatto un vero e proprio “design della sostenibiltà”, che tenga anche conto di fattori correlati come il packaging, il riuso e il riciclo del prodotto. Oltre a dover essere gestita, mentre il contesto può repentinamente variare, va tracciata e sarà giustificata da una struttura di dati che entreranno nel Bilancio di sostenibilità. Il tracciamento è importante, perché i dati impattano sui costi e sul marchio, «che non va snaturato». La tecnologia aiuta e semplifica le procedure. In ultimo, con la gestione corretta delle informazioni legate al comportamento virtuoso di un’azienda, si può arrivare al profitto “sostenibile”.

Ci sono anche soluzioni avanzate che intervengono nella fase in cui occorre comunicare al consumatore, cercando di ingaggiarlo. Come quelle di CoreMedia, realtà tedesca specializzata nel content management e nella realizzazione di esperienze digitali per il B2C e il B2B. L’azienda è nota anche per avere sviluppato CoreMedia Content Cloud, che combina informazioni sui prodotti in tempo reale con contenuti di marketing multimediali e fornisce una messaggistica coerente e personalizzata sui prodotti attraverso diversi canali digitali.

Secondo Uwe Fricke, vice president della società per i settori retail, moda, beauty e lusso, lo scenario è molto complesso e va affrontato. A disposizione c’è una molteplicità di canali attraverso i quali comunicare il prodotto, i servizi forniti e l’azienda, ma ciò che conta davvero è la coerenza nello storytelling. Spesso Fricke nota che gli imprenditori hanno la consapevolezza che il marchio è originale, con un proprio heritage e caratteristiche specifiche, ma al momento di orchestrare il tutto si rendono conto che c’è un ritardo da recuperare e che occorre realizzare un'esperienza coerente su tutti i canali. «È a questo punto - dice il manager - che entra in gioco la tecnologia».

Nel continuo confronto con i social media la competizione si può vincere puntando sulla produzione di contenuti «che cambiano anche ogni secondo o minuto». Il content management evoluto arriva a modificare i contenuti durante il giorno, che si tratti della homepage dello store digitale o del negozio fisico. Altri concetti chiave da tenere presenti, anche nel caso del racconto della sostenibilità, che necessita di un percorso non immediato per attuarsi, sono parlare lo stesso linguaggio del consumatore di riferimento e fare in modo che ogni punto di contatto sia una chance di acquisto per il proprio target, combinando contenuti e visione aziendale.
e.f.
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