Pvh fa la conta dei costi di ristrutturazione, dopo l’uscita di Raf Simons da Calvin Klein, e migliora gli obiettivi di bilancio.
Per il rilancio di Calvin Klein, la proprietaria Pvh Corporation stima 120 milioni di costi nei prossimi 12 mesi, legati soprattutto alla buonuscita per la separazione, al markdown per smaltire le rimanenze, alle svalutazioni dell’attivo e alle spese legate alla chiusura di contratti come quelli di leasing o legati al retail. Al momento è già stata annunciata la chiusura del flagship store di New York, in Madison avenue.
Il gruppo quotato sul Nyse, che controlla anche Tommy Hilfiger, prevede di raggiungere i 2,4 miliardi di dollari di ricavi nel quarto trimestre e di salire a 9,57 miliardi per l’intero fiscal year.
Escludendo gli oneri di ristrutturazione legati a Calvin Klein, Pvh si aspetta profitti adjusted trimestrali intorno a 1,75 dollari per azione (15 centesimi al di sopra della parte alta del range annunciato in precedenza). Quelli annuali dovrebbero avvicinarsi ai 9,50 dollari per azione, dal precedente intervallo 9,33-9,35 dollari.
«Il miglioramento dell’outlook 2018 riflette la forza del nostro modello di business diversificato - ha commentato il chairman e ceo Emanuel Chirico - . Nello specifico stiamo sperimentando performance superiori alle attese per tutte le aree di attività rispetto alle precedenti guidance, nonostante la crescente volatilità macroeconomica e il contesto geopolitico».
Nei piani per Calvin Klein annunciati dal ceo Steve Shiffman c’è anche il rebranding della collezione Calvin Klein 205W39NYC, oltre a un nuovo approccio e team creativo. Previsto il consolidamento delle operation per i business al maschile Calvin Klein Sportswear e Calvin Klein Jeans, con l’obiettivo di rafforzarne il posizionamento.
Con i suoi 9 miliardi di dollari di ricavi annuali, Calvin Klein è il secondo maggiore business di Pvh, che ha acquistato il marchio nel 2003. Distribuito in più di 110 Paesi conta più di 10mila addetti nel mondo e nei piani Shiffman dovrebbe raggiungere in pochi anni i 12 miliardi di dollari di ricavi. In quest’ottica è stato adottato un approccio “digital-first” con la costituzione ex-novo di una Consumer marketing organization-Cmo per rispondere rapidamente ai mutamenti del mercato, con team altamente specializzati focalizzati su nuove aree inclusi il consumer engagement e la shopping experience.