Parlano di «paure irrazionali» riguardo alla diffusione del coronavirus, che rischiano di danneggiare gravemente la moda, e intanto continuano a lavorare. Reputano inoltre essenziali «equilibrio e ponderazione nella comunicazione, per non creare allarmismi esagerati, che stanno danneggiando l’immagine del nostro Paese all’estero e il posizionamento del made in Italy sui mercati internazionali».
Sono le imprese associate a Cna Federmoda, Confartigianato Moda e Confindustria Toscana Nord, che in un comunicato emanato nel weekend lanciano l’allarme sui potenziali effetti a medio termine della brusca frenata dell’economia mondiale, anche al di fuori delle aree a maggior rischio.
«Le cancellazioni di fiere e missioni all’estero, e dall’estero, sono un grave danno per il settore, così come le difficoltà che riscontriamo nei contatti con clienti e agenti, talvolta intimoriti da possibili contagi - osserva il presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, Andrea Cavicchi -. A questo si aggiungono possibili difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime e prodotti necessari alle lavorazioni. Ma le nostre imprese non demordono e continuano a operare». «Contiamo - prosegue Cavicchi - sul supporto del mondo dell’informazione e delle istituzioni, affinché venga fornita una visione corretta e non ansiogena della situazione e si prefigurino misure a sostegno di un settore come il tessile-abbigliamento italiano, che vale 55 miliardi di euro, per quasi il 60% costituiti dalle esportazioni».
«Per non danneggiare la filiera - esorta Marco Landi, presidente di Cna Federmoda - è doveroso intervenire subito, tutelando le aziende produttive e l’indotto della subfornitura, garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali e la liquidità, con interventi straordinari su credito, cassa integrazione e dilazioni fiscali».
«Siamo molto preoccupati per il rapido evolversi delle criticità legate al coronavirus sul sistema moda nazionale - ammette Fabio Pietrella, presidente di Confartigianato Moda -. Registriamo un fortissimo rallentamento dell’export, dovuto alla scarsa affluenza di buyer internazionali in occasione delle fiere di settore e durante la fashion week milanese, a cui si aggiunge un allarmismo diffuso, alimentato peraltro dalla poca prontezza nella gestione politica di una strategia economica di emergenza».
«Chiediamo forte al Governo - aggiunge - un immediato tavolo di confronto, per rispondere con un messaggio di positività, costruzione e pronta reazione ai mercati internazionali, al fine di salvaguardare quote di mercato a rischio e reputazione del made in Italy».
Le richieste delle associazioni di categoria riguardano, in particolare, la sospensione di pagamenti contributivi, imposte e tasse (in parte nel decreto Mef da estendere a tutti i comuni e regioni interessate), la moratoria delle rate dei mutui, l’accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione e il potenziamento del Fondo di Garanzia per le Pmi.
Le imprese auspicano che resti aperta la circolazione delle merci e degli automezzi, per garantire rifornimenti e approvvigionamenti alle imprese, contrastando anche blocchi alle frontiere e nell’import-export.
Servirebbero poi tutele per i lavoratori dipendenti, attraverso l’estensione della cassa integrazione.
Tra le altre istanze figurano il «ristoro dei danni diretti, per le imprese la cui attività dovesse essere sospesa per effetto dei dispositivi di legge», il rinvio degli adempimenti, l’alleggerimento degli oneri a carico delle imprese, lo slittamento dell’entrata in vigore dell’Isa-Indici sintetici di affidabilità fiscale e norme sulle crisi d’impresa (nella foto, un orditoio nel distretto tessile di Prato).