Il calo dei turisti durante le festività natalizie e la volatilità che domina molti mercati hanno penalizzato le vendite di Tiffany & Co. nel quarto trimestre, che però ha registrato un'impennata degli utili.
Se infatti i ricavi trimestrali hanno accusato un -1%, posizionandosi a 1,32 miliardi di dollari - ma a cambi costanti si parlerebbe di un +1% -, l'utile netto è passato da 62 a 205 milioni di dollari, ossia 1,67 dollari per azione, contro i precedenti 0,50 dollari: un incremento in parte attribuibile a benefici a livello fiscale.
Le vendite nette dell'anno si sono attestate a 4,4 miliardi di dollari (erano 4,17 miliardi nel 2017), in avanzata del 7%. Anche in questo caso l'utile è notevolmente aumentato, da 370 a 586 milioni di dollari, con 4,75 dollari per azione anziché 2,96 dollari.
Il ceo Alessandro Bogliolo si dice soddisfatto: «Nel 2018 - osserva - il fatturato netto ha superato livelli che non si riscontravano dal 2014. Quanto alla seconda parte del fiscal year, a incidere sull'andamento del marchio sono state incertezze e sfide derivanti dall'esterno».
«Questi sono i primi passi di un viaggio la cui meta è la crescita a lungo termine, attraverso sei priorità - ha aggiunto -. Amplificare un messaggio evoluto legato al marchio; rinnovare l'offerta, valorizzandola tramite le presentazioni instore; investire nell'omnichannel; rafforzare la posizione competitiva nei mercati chiave; coltivare un modello operativo più efficiente; e, non ultimo, poter contare su un'organizzazione agile e in linea con la nostra mission».
A livello geografico, Tiffany & Co. ha visto il giro d'affari in America progredire del 5% durante l'anno, in cui ha totalizzato 2 miliardi di turnover nell'area, e mantenersi stabile nel quarter.
In Asia Pacifico il rialzo sui 12 mesi è stato del 13%, a quota 1,2 miliardi, anche se nel quarto trimestre si è verificato un rallentamento dell'1%.
Se il Giappone ha raggiunto 643 milioni di dollari nell'anno (+8%) e 196 milioni sui tre mesi (+3%), la performance in Europa è stata chiaroscurale: +3%, a 504 milioni di dollari, nel fiscal year, e -3% nel quarter.
Durante il 2018 la label, fondata da Charles Lewis Tiffany nel 1837, ha aperto 10 negozi diretti, ne ha chiusi quattro e ricollocati 10.
Al 31 gennaio scorso gli store di Tiffany & Co. erano 321: 124 nel continente americano, 90 nell'Asia Pacifico, 55 nel Paese del Sol Levante, 47 in Europa e cinque negli Emirati Arabi Uniti. Nel 2017 ci si fermava a 315 punti vendita.
L'outlook sul 2019 è all'insegna di vendite nette worldwide in aumento low-single-digit, con gli utili netti per azione in rialzo mid-single-digit.
Si prevede infatti che la prima parte dell'anno sarà in lieve contrazione sotto questo aspetto, a causa di fattori esogeni come il dollaro più forte e una persistenza del calo del turismo, ma anche endogeni, a partire da investimenti strategici più alti (nella foto, Lady Gaga come Audrey Hepburn alla cerimonia degli Oscar, dove ha vinto la statuetta per il brano Shallow: al collo della popstar l'iconico Tiffany Diamond giallo da da 128,54 carati, con un valore stimato intorno ai 30 milioni di dollari, reso famoso dal film Colazione da Tiffany).