Tempi difficili per Gas Jeans, il player del jeanswear di Chiuppano in provincia di Vicenza. A mettere pericolosamente in bilico l'azienda, fondata dalla famiglia Grotto nel 1984, e i suoi 200 dipendenti è stato il maggiore creditore della società, il fondo Dea Capital Ccr II, che fa capo a Dea Capital: una realtà controllata dal Gruppo De Agostini, il quale non ha votato il piano di concordato dell'azienda, la cui scadenza era fissata alla mezzanotte di mercoledì.
Dea Capital detiene 34,5 milioni di crediti a medio-lungo termine, rilevati dalle banche creditrici all'inizio del 2018.
A favore del concordato si erano espressi invece tutti gli altri creditori, tra cui la società Tesoro Amco, con cui Gas Jeans è esposta per 13 milioni di euro, più i 6,5 milioni distribuiti tra Mps, Intesa, Unicredit e Bpm, per un totale di 53,7 milioni di euro.
«Dea ritiene che non possa essere votato un concordato che consentirebbe ai Grotto di tornare in bonis», ha riferito al Giornale di Vicenza Federico Casa, legale dell'azienda con Fabio Sebastiano e Paolo Dal Soglio.
L'esito negativo del voto sul piano di concordato dovrebbe condurre dunque a un'udienza pre-fallimentare. Si apre uno scenario che prevede «la nomina del curatore, i licenziamenti del personale (circa 200 dipendenti, ndr), la liquidazione dell'azienda più meno spacchettata e del brand», ha proseguito Federico Casa, che ha anche rivelato come le manifestazioni di interesse da parte di possibili acquirenti non siano andate a buon fine.
Tutto ciò a meno che non si arrivi a un nuovo concordato, con Dea Capital favorevole a votarlo, oppure qualora si facesse vivo un potenziale investitore.