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Prada: «La Fondazione sarà uno spazio per la ricerca artistica. Il business non c'entra»

Manca meno di un mese all'apertura della nuova sede della Fondazione Prada, fissata per il 9 maggio, in concomitanza con l'arrivo a Milano degli Expo people. «Sarà un luogo di sperimentazione, un osservatorio per capire dove sta andando il mondo - dichiarano Miuccia Prada e Patrizio Bertelli -. Un'espressione di libertà slegata dal business».

 

In una lunga intervista rilasciata ad How to spend it, la «power couple» racconta lo spirito e le aspettative per la nuova location, che a differenza di altre iniziative similari - come la Fondation Louis Vuitton di Parigi, in un appariscente building in vetro firmato da Frank Gehry - sorge in una ex distilleria nella parte sud di Milano (in Largo Isarco), trasformata da un progetto architettonico discreto ma carico di contrasti e dissonanze di Rem Koolhaas.

 

Un edificio che già nel concept è in linea con la mission della Fondazione, come sottolinea Miuccia Prada: «Sarà uno spazio dialettico per la ricerca e la sperimentazione. Gli artisti sono tra le persone più intelligenti al mondo. Attraverso le loro opere vogliamo capire dove stiamo andando».

 

Anche se, puntualizza la stilista interpellata in merito al rapporto tra l'arte e la sua poetica stilistica, «non voglio artisti ad aiutarmi nella definizione delle collezioni. In primis per una questione di principio e poi perché voglio essere in grado di fare quello che faccio da sola. Non vedrete mai collaborazioni tra artisti e Prada».

 

Durante l'intervista ciò che preme evidenziare alla coppia è soprattutto la genuinità del progetto espositivo al debutto, frutto della loro passione per l'arte contemporanea e svincolato da logiche commerciali: «La Fondazione - ribadisce Bertelli - non ha niente a che fare con il marketing, la comunicazione o il business. È espressione di libertà».

 

La conferma viene da alcune scelte strategiche che daranno il la alle attività della Fondazione, come un documentario del regista Roman Polanski e la mostra "Serial Classic", finalizzata a esplorare il rapporto tra originalità e imitazione nella cultura romana e la diffusione di multipli come omaggi all’arte greca.

 

Una scelta, quest'ultima, inusuale per siglare il via di un complesso espositivo dedicato all'avanguardia in campo artistico: «Sarebbe stato troppo ovvio aprire le danze con una rassegna contemporanea», dice Miuccia, subito sostenuta da Bertelli: «Il classico è contemporaneo».

 

Evitare le ovvietà, ribadiscono, è un esercizio e uno sforzo costante, non per essere diversi dagli altri, ma per rimanere coerenti con la filosofia incentrata sulla ricerca della Fondazione, che ha sempre cercato di non essere asservita al potere del consenso. Perché «puntare al consenso è una forma di mediocrità e una delle peggiori debolezze umane».

 

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