Sempre più sostenibilità, export in crescita e nuovi monomarca all’orizzonte. A pochi mesi dal passaggio di testimone da L Catterton a Made in Italy Fund, facciamo il punto della situazione con Matteo Anchisi, ceo di Dondup, che si è messo in gioco in prima persona, investendo nel new deal. Il brand ha tenuto botta nell’anno della pandemia e ora guarda alle sfide dei prossimi mesi.
«Sono contento di aver investito insieme a questo fondo italiano, 100% made in Italy come Dondup, che detiene l'intera proprietà del marchio. Una realtà gestita e promossa da Quadrivio e Pambianco», racconta a fashionmagazine.it il manager, approdato in Dondup nel 2016 con il ruolo di direttore commerciale e responsabile marketing e poi passato per la tappa di direttore generale operativo, prima della nomina a ceo, nel 2019.
«Sebbene non sia stato un anno semplice – prosegue - siamo riusciti a mantenere l’ebitda intorno al 26% e abbiamo riscontrato una lievissima flessione nei ricavi».
Il brand, che lo scorso 31 aprile ha archiviato il fiscal year 2021 con un giro di affari di 50 milioni di euro, rispetto ai 52,6 dell’esercizio precedente, ha spinto in questi mesi l’acceleratore sull’export, passato da una quota del 35% sul giro di affari al 41%. In progress anche l’e-commerce: «Cresce di anno in anno e puntiamo ad arrivare al 6-7% del turnover complessivo, sempre nel rispetto dei nostri clienti».
A proposito di internazionalizzazione, la label punta a nuove aperture, oltre al punto vendita di Milano, in via della Spiga: «Stiamo valutando investimenti internazionali e aperture di flagship store nelle principali città europee con delle collezioni esclusive che saranno disponibili solo in determinate boutique», annuncia Anchisi.
A livello di immagine Dondup si mantiene fedele al suo heritage: «Siamo nati con il denim - sottolinea l'a.d. - è il nostro Dna e resta il nostro core, come dimostrano anche le nostre collezioni, in cui occupa una percentuale del 25%».
Sul fronte dello stile il brand prosegue nella direzione intrapresa già da alcune stagioni, facendo leva sull’esperienza del team interno, arricchita da alcune consulenze mirate, come la liaison con uno studio creativo esterno o quella di Chicco Barina. Prosegue la licenza con Gimel per il bimbo, e al momento non se ne prevedono di nuove.
La label ha deciso di saltare la fashion week maschile per concentrarsi sulla campagna vendita, in corso dai primi di giugno. «Ma stiamo lavorando su altri eventi in programma per i prossimi mesi», annuncia l’executive.
Tra le sfide, prosegue l’impegno sul fronte green, partito già da prima della pandemia con un percorso battezzato Detox. «Il tema dell'eco sostenibilità, inteso come innovazione e massima espressione della denim culture, è stato espresso attraverso lavaggi e finissaggi tracciabili e controllati, con lo sviluppo di una serie di trattamenti esclusivi 100% made in Italy», chiarisce Anchisi.
E prosegue: «Dopo esserci concentrati sul denim abbiamo deciso di dedicare la medesima attenzione anche a tutte le altre categorie di prodotto, utilizzando tessuti riciclati o naturali e dedicando particolare attenzione anche al packaging e alla spedizione dei nostri ordini per i quali utilizziamo solo carta FSC o composta per almeno il 50% da materiale riciclato. Il nostro obiettivo è quello di diventare un'azienda plastic free».
L’azienda ha mantenuto i suoi headquarter a Fossombrone, nelle Marche, dove è nata: «La sede è già ampiamente capiente e all’avanguardia con sistemi automatizzati per la logistica – conclude Anchisi -. Siamo già strutturati per sfide ancora maggiori, che non vediamo l’ora di intraprendere».
Dondup è il quarto deal legato al mondo della moda per Made in Italy Fund, che ha investito anche in 120% Lino, nelle borse gioiello di Rosantica e nel brand Gcds.