ll comunicato di Prada che traccia il bilancio del fiscal year chiuso lo scorso 31 dicembre parla di «risultati in miglioramento, particolarmente evidenti nel secondo semestre e conseguiti grazie alla strategia di trasformazione in atto, oltre che agli investimenti sui brand».
I ricavi netti si attestano a 3,226 miliardi di euro, in crescita del 3% a cambi correnti e flat a cambi costanti, con un ruolo chiave del retail (+4% a cambi correnti e +2% a cambi costanti), mentre il wholesale accusa un cedimento del 3% a cambi correnti e del 4% a cambi costanti.
Nel periodo giugno-dicembre 2019 si nota un incremento double digit delle vendite a prezzo pieno, con un'accelerazione nell'ultimo quarter, che compensano le forte riduzione di quelle a saldo.
L'ebit totalizza 307 milioni di euro (9,5% del fatturato netto), dai precedenti 324 milioni (10,3%) e l'utile netto è pari a 256 milioni di euro (7,9% dei ricavi), incluso il beneficio del Patent Box: nel 2018 si fermava a 205 milioni (6,5%).
Quanto alla posizione finanziaria netta, è negativa per 406 milioni dopo il pagamento dei dividenti agli azionisti per 154 milioni di euro, mentre il flusso di cassa operativo è di 362 milioni.
Gli investimenti del periodo si aggirano sui 302 milioni di euro, con il retail al centro, inclusa l'acquisizione di un immobile commerciale a Madrid.
Nel 2019 il gruppo ha puntato più che mai a preservare l'esclusività dei marchi, eliminando i saldi di fine stagione e snellendo in parallelo il canale wholesale a partire dalla primavera-estate 2020.
Scelte che hanno innescato, come sottolineano dall'azienda, una reazione positiva del mercato, con un +6% su base annua delle vendite a prezzo pieno, che ha compensato l'impatto negativo della riduzione dei saldi e del wholesale.
Nella seconda parte dell'anno, in particolare, la percentuale è salita al +10% e nel quarto trimestre al +15%.
In retail ha inanellato segni più nella maggior parte delle aree geografiche, con un +6% a cambi correnti in Europa, un +11% in America e un +9% in Giappone, nonostante l'aumento dell'Iva nel mese di ottobre.
Le proteste a Hong Kong hanno penalizzato l'area Apac, che incassa un -2% a cambi correnti, ma che al netto dell'ex colonia britannica segna un +5%, con vendite full price in corsa a doppia cifra, trainate dalla Corea del Sud e dalla Cina continentale. Si calcola che il Paese del Dragone valga circa un terzo del giro d'affari di Prada.
Il Medio Oriente chiude con un -1% a cambi correnti, ma con ricavi a prezzo pieno positivi.
A livello merceologico si evidenzia il +12% a cambi correnti del ready-to-wear, sempre con le vendite a prezzo pieno come locomotiva. Pelletteria e calzature progrediscono entrambe del 2% a cambi correnti, con le seconde sostenute dalla domanda di sneaker e proposte lifestyle.
Il ceo Patrizio Bertelli definisce il 2019 «un anno di grandi progressi. Siamo certi che il nostro impegno per mantenere ai massimi livelli la qualità dei nostri prodotti e rafforzare la desiderabilità dei marchi sia la strada giusta da percorrere, per una crescita profittevole e sostenibile nel lungo periodo».
Un percorso che tuttavia è stato bruscamente interrotto dall'ospite inatteso e indesiderato, il coronavirus. «Siamo di fronte a un evento senza precedenti - commenta Bertelli - che ci richiede di agire con grande senso di responsabilità. I nostri pensieri e il nostro sostegno sono rivolti alle persone che stanno affrontando questo momento di grande difficoltà. La sicurezza e il benessere dei collaboratori e dei clienti sono prioritari e faremo il possibile per superare la crisi insieme».
Bertelli non nasconde di aspettarsi un impatto negativo della pandemia sull'anno in corso e accenna a un piano d'azione in fase di preparazione, «forti della flessibilità della supply chain e dell'agilità della nostra organizzazione».
«La solidità della situazione patrimoniale e finanziaria del gruppo - conclude - ci consente di guardare con serenità al futuro, sicuri di essere in grado di affrontare questo periodo di crisi imprevista. Ci troveremo pronti per ripartire al termine dell'emergenza».
Una ripartenza che vede lo stilista Raf Simons, nominato co-direttore creativo a fianco di Miuccia Prada, in un ruolo chiave per proiettare Prada nel futuro, una volta superata l'attuale fase di impasse a livello globale.