Anche nell'anno della pandemia il Pil della Cina cresce ma, nonostante l'ottimo andamento del quarto trimestre, la percentuale di incremento è la più bassa nei quattro decenni dopo la Rivoluzione Culturale (+2,3%) e in calo rispetto al +6% del 2019. Lo riferisce il National Bureau of Statistics cinese.
Gli ultimi tre mesi dello scorso anno, come riporta wwd.com, hanno registrato una progressione del 6,5%, dopo il +4,9% del terzo e il 3,2% del secondo.
Le vendite al dettaglio hanno toccato quota 39,2 trilioni di renminbi, segnando un declino del 3,9%. Il settore ha registrato un trend positivo nel quarto quarter, con le vendite retail in accelerazione del 4,9% anno su anno.
In controtendenza l'e-commerce, che ha fatto un balzo in avanti del 15% e che ora rappresenta un quarto delle vendite al dettaglio totali, rispetto al 4% del 2019.
La Cina è l'unica grande economia che dovrebbe evitare una recessione nel 2020, essendo riuscita a riprendersi in tempi più rapidi dalla pandemia. Un vantaggio che, secondo Credit Suisse, dovrebbe portare il pil a crescere del 7,1% rispetto al previsto 5,6%. Il Fondo Monetario Internazionale, dal proprio canto, ha dichiarato lo scorso gennaio di aspettarsi una crescita dell'economia cinese del 7,9%.
Nonostante la situazione promettente, il governo cinese ha chiesto al popolo di rimanere vigile e sta lavorando per mantenere sotto controllo i cluster di casi di Covid-19 prima del capodanno lunare. La vacanza, che inizia il 10 febbraio, non è solo il periodo in cui si intensificano i viaggi, con i lavoratori delle città che tornano nei luoghi di origine, ma anche un periodo strategico per le vendite.