Bene il terzo trimestre del fiscal year 2020, ma sull'anno Canada Goose va con i piedi di piombo, non potendo prevedere con esattezza quale sarà l'impatto del coronavirus sulle vendite.
Nel quarter il marchio di capispalla imbottiti ha raggiunto ricavi pari a 452,1 milioni di dollari canadesi, in progress del 13,2%, oltre le valutazioni degli analisti che preventivavano 448,18 milioni.
L'utile netto è salito a 118 milioni di dollari canadesi (+14,6%) o 1,07 dollari per azione. L'utile netto adjusted per azione ha messo a segno, in particolare, un +12,5%, portandosi a 1,08 dollari canadesi.
L'adjusted ebit ha sfiorato i 164 milioni, con un margine del 36,2%. Come ha sottolineato il presidente e ceo Dani Reiss, il canale direct to consumer ha avuto un ruolo trainante per le performance trimestrali a livello internazionale.
«A giudicare dalle frequenti code davanti ai nostri negozi - ha precisato - le innovazioni su cui abbiamo puntato, nell'ottica di uno shopping esperienziale, hanno portato i loro frutti in tutte le aree geografiche».
Reiss non ha nascosto però che «stiamo attraversando un periodo di accresciuta incertezza, dovuta soprattutto al coronavirus. Tuttavia, confidiamo nelle nostre strategie e nelle potenzialità a lungo termine del marchio».
L'outlook sul fiscal year si è dunque ridimensionato: si prevedeva un balzo del fatturato del 20% e oltre, ma ora non si va più in là di una forbice compresa fra il +13,8% e il +15%. L'utile netto, per il quale si stimava un leggero incremento, dovrebbe arretrare del 2,2%.
Del resto, se in Asia il turnover trimestrale è quasi raddoppiato, da 46,4 a 94,7 milioni di dollari, molto si deve anche alla Cina, soprattutto per quanto riguarda l'e-commerce.
Da notare che in Canada, a Toronto, dal 5 al 26 dicembre sono state oltre 8mila le persone che hanno sperimentato The Journey all'interno del complesso Cf Gardens: una sorta di tour guidato all'insegna dell'interattività e dell'acquisto omnichannel con consegna same day e con una Cold Room come pezzo forte.