un documento rivolto al governo

Camera Moda a Conte: «Non solo turismo e trasporti, il nostro settore merita di più»

Sgp

«Il settore moda rappresenta la seconda industria del Paese, l'Italia è il primo produttore di moda al mondo e il primo produttore di moda in Europa. A essere a rischio è una filiera produttiva che solo l'Italia vanta nel mondo»: questo è solo uno dei passi salienti di un documento di Camera Nazionale della Moda Italiana, inviato alla Presidenza del Consiglio e ai Ministeri competenti, articolato in una serie di proposte per sostenere un comparto che «deve essere incluso tra quelli maggiormente colpiti dalle conseguenze del diffondersi del coronavirus, al pari di turismo e trasporti».

La moda, quindi, chiede la giusta attenzione da parte di Giuseppe Conte e dell'esecutivo, per tamponare gli effetti di un'impasse economica che va di pari passo con quella sanitaria e che comporterà, per un'industria-pilastro del made in Italy, «una serie di conseguenze inattese e inevitabili nel breve periodo, che impatteranno sull'equilibrio finanziario e la continuità produttiva e occupazionale anche di piccole-medie imprese, oltre che di realtà di eccellenza artigianale, almeno per tutto l'arco del 2020».

A essere a rischio, ribadisce il documento, è una filiera che solo il nostro Paese possiede.

Cnmi avanza una serie di proposte, a partire da un taglio degli oneri fiscali e sociali delle imprese coinvolte dalla crisi, in modo da contenere il costo del lavoro, passando poi ai provvedimenti necessari per agevolare una riduzione temporanea delle ore lavorative per tutti i dipendenti a tempo determinato e indeterminato, fino a un massimo del 35-40%, in modo da assicurare occupazione per tutti.

Nei casi di difficoltà aziendali particolarmente gravi, è necessario il finanziamento di una cassa integrazione speciale. massimo del 35-40%, in modo da assicurare occupazione per tutti. 

Prioritario inoltre il riconoscimento della situazione di forza maggiore, per permettere un'autoriduzione temporanea degli importi dei contratti di affitto fino a un massimo del 50%, con la sospensione delle conseguenze civili che questo comporterebbe.

Un altro punto riguarda il ripotenziamento dell'Ace, mentre urge l'istituzione di un fondo di garanzia che aiuti le banche a dilazionare le scadenze dei mutui, congelare gli interessi e concedere o aumentare le linee di credito.

Occorrono misure che spingano la Pubblica Amministrazione ad accelerare i pagamenti alle aziende: solo così sarà possibile immettere direttamente liquidità nel sistema senza passare tramite gli istituti di credito.

Alla luce del probabile crollo di redditività delle imprese quest'anno, le imposte di giugno e novembre creerebbero ulteriori crediti verso l'erario, in un momento già complicatissimo: la Camera chiede quindi di sospendere gli anticipi di queste imposte.

Un punto importante è poi quello in cui si sollecita l'introduzione di incentivi fiscali per promuovere il dirottamento delle produzioni sul nostro territorio.

In primo piano, inoltre, la deducibilità doppia degli investimenti in digital marketing (per spingere la sola modalità distributiva che potrebbe essere parzialmente risparmiata dall'emergenza) e gli aiuti diretti alle piccole realtà, anche artigiane, vitali per il made in Italy.

Infine, Cnmi propone due progetti dettagliati su altrettante misure fondamentali. Il primo riguarda il prolungamento della normativa Patent Box sui marchi fino al 30 giugno 2021, in modo da permettere ai marchi italiani, soprattutto del lusso, di difendere il proprio valore.

«Il termine del 30 giugno 2021 - precisa la nota - è dettato dalle regole Ocse, che hanno concesso di inserire i brand nella normativa Patent Box fino a quella data».

La seconda misura è l'innalzamento delle percentuali attualmente riconosciute per il credito d'imposta ricerca e sviluppo. In particolare ci si riferisce a un innalzamento della percentuale delle spese in design, prevista per il settore moda dal 6% al 12%, e se possibile anche del cap massimo da 1,5 a 3 milioni di euro. Sarebbe utile rendere almeno triennale il provvedimento, che attualmente si limita all'anno in corso.

La Camera precisa di stare lavorando con i brand associati, ma anche con Ice Agenzia, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e altre associazioni di settore a una serie di iniziative promozionali e di comunicazione per il comparto, al lancio nella seconda metà del 2020.

Il Decreto Cura-Italia «ha già recepito alcune nostre richieste e il contatto con le istituzioni è continuo: ma auspichiamo che nei futuri provvedimenti siano contemplati altri interventi». In sintesi, un passo è stato fatto, ma non è abbastanza (nella foto, il presidente di Camera Moda, Carlo Capasa).





 





a.b.
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