L’evento di ieri per svelare la nuova collezione – all’aperto, nel giardino della Casa degli Atellani – è stato una prima, significativa prova per la “nuova normalità” di Luisa Spagnoli, che come la maggior parte delle aziende, durante la fase acuta dell’epidemia, è stata costretta a congelare i programmi di espansione e a escogitare soluzioni veloci per continuare a dialogare con la clientela.
«Durante il lockdown abbiamo fatto di tutto per restare vicini alle consumatrici – racconta a fashionmagazine.it Nicola Barbarani, quinta generazione della realtà umbra, figlio della presidente e ceo Nicoletta Spagnoli -. Appuntamenti privati, chiamate video, sessioni su Zoom, collegamenti via WhatsApp sono riusciti a colmare il gap tra noi e le clienti, che ci hanno dato fiducia e adesso hanno ripreso a frequentare i negozi fisici».
Quello che ha lasciato in eredità la pandemia non è da poco – «Abbiamo perso circa il 30-40% del fatturato, nel 2019 arrivato a 135 milioni», dice il giovane imprenditore – ma gli ingranaggi del business hanno ripreso a girare, soprattutto in provincia: «Le boutique più piccole e decentrate stanno recuperando con più vigore rispetto ai flagship store delle grandi città, in sofferenza a causa della contrazione dei flussi turistici».
«Ci aspettiamo molto da questa coda d’anno per attutire il colpo del Covid – aggiunge - e stiamo ragionando per un intervento retail più strutturato all’estero, che attualmente pesa per il 15%»: una strategia per «diversificare il rischio» e ampliare lo spettro d’azione del brand, che attualmente ha una forte esposizione sul mercato italiano, con circa l’80% del giro d’affari generato dai 145 negozi di proprietà.
A partire dal 2021 l’obiettivo è consolidare aree chiave come la Russia e puntare il più possibile a un programma di opening in maniera diretta, laddove non sia necessaria l’intermediazione di un partner: «Pensiamo all’Europa (dove sono attive sette boutique di proprietà, ndr), ma anche all’Asia – precisa Barbarani - un mercato ancora inesplorato da Luisa Spagnoli».
Il wholesale continuerà a recitare la sua parte (in totale sono una novantina i multimarca clienti), ma il ruolo principale sarà interpretato dal retail, in primis quello a gestione diretta: «Solo i monomarca ti danno veramente il polso della situazione e delle esigenze del pubblico», precisa Nicola Barbarani, che tiene a precisare come anche l’e-commerce stia contribuendo a rilanciare il business.
«Incide ancora poco sul fatturato – conclude - ma dal 2015, anno in cui lo abbiamo lanciato, raccoglie incrementi a doppia cifra anno su anno». Tra gli obiettivi, quello di portare la piattaforma in house, «per presidiare al meglio questo canale in forte crescita».