FATTURATO QUASI A LIVELLO PRE-COVID

Monnalisa spinge sul canale retail (+20% di ricavi nel 2022)

Parla di «buoni risultati» nel 2022 l’amministratore delegato di Monnalisa, Christian Simoni (nella foto). I ricavi si sono attestati a 46,4 milioni di euro (+6% a tassi di cambio correnti), contro i 43,6 milioni del 2021 e quasi in linea con il 2019, quando il fatturato era di 47,9 milioni.

La distribuzione delle vendite evidenzia un incremento year on year del 3% dell’incidenza dei canali retail diretti (42% contro il 39% del 2021), sia fisico che e-commerce, per un valore del retail passato da 13,9 a 16,7 milioni di euro (+20%). Nell’anno sono stati chiusi punti vendita diretti poco redditizi e aperti altri: al termine dell’esercizio il gruppo aretino del childrenswear possiede 49 negozi, dai 51 al 31 dicembre 2021.

L’azienda ha concentrato gli investimenti sull’omnicanalità, attraverso innovazioni tecnologiche sulla piattaforma online e una focalizzazione su marketing e comunicazione digitale full funnel, usando strumenti di marketing automation per fornire ai clienti un’esperienza più personalizzata e ottimizzare i tassi di conversione. In parallelo non si è fermata su un piano retail, che sta dando esiti «molto positivi».

Il wholesale resta stabile a circa 26,6 milioni, a causa di uno slittamento delle consegne della nuova collezione ai primi mesi del 2023.

Alla voce aree geografiche, l’Europa avanza a doppia cifra (+17%), con l’Italia in progress dell’8%. Il resto del mondo, che riguarda il 33% del turnover, arretra del 3%.

L’ebitda consolidato reported cresce del 13%, attestandosi a 5,8 milioni di euro (5,9 milioni è la cifra relativa all’ebitda consolidato adjusted): un segno più «frutto della rigorosa attuazione della politica di spending review e dell’avanzata del fatturato, che consente di assorbire in modo più equilibrato i costi di struttura», spiega un comunicato. L’ebitda margin raggiunge il 12,5%.

L’ebit consolidato è pari a -2,05 milioni di euro, in miglioramento rispetto ai -2,7 milioni al 31 dicembre 2021, e anche il risultato netto consolidato resta negativo, passando dai -2,1 milioni dell’esercizio 2021 agli attuali -3,25 milioni, «a seguito del minore impatto positivo delle differenze cambio e della gestione fiscale».

La posizione finanziaria netta adjusted di gruppo è di 8,6 milioni di euro a debito, in linea con l’anno precedente. La generazione di cassa con l’attività operativa sale da 6,5 a 6,9 milioni, mentre l’indebitamento di lungo periodo si riduce di oltre 3 milioni.

«Abbiamo solide basi, radicate sui nostri valori Esg, per attuare il nostro piano triennale di sviluppo», sottolinea Christian Simoni, citando le linee strategiche perseguite soprattutto nell’ultimo quinquennio, tra cui il rafforzamento del brand equity e dell’efficienza operativa, l’ampliamento dell’offerta, gli investimenti nel canale retail e la revisione del modello di business, aprendo le porte a collaborazioni e licenze selettive con altri brand.

«Siamo pienamente consapevoli dell’avversità e dell’incertezza del contesto generale, macroeconomico e geopolitico - prosegue - nonché di quelle più “industry specific” della moda per bambini e, in particolare, di alcuni mercati geografici che per noi sono sempre stati fondamentali». Il riferimento è a Ucraina e Russia, ma anche a Taiwan, Hong Kong e Cina.

«Non sono perciò incoscienza, cecità o superficialità, bensì chiarezza di visione e imprenditorialità - conclude - che ci guideranno con determinazione nei prossimi passi di cambiamento strategico futuro, a cui guardiamo con fiducia».

a.b.
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