Capri Holdings archivia l'anno fiscale 2020 con un aumento di fatturato del 6% a 5,55 miliardi di dollari, nonostante un calo delle vendite dell'11,3% nel quarto trimestre. Ma dovrà fare i conti con l'esercizio 2021, che sarà significativamente influenzato dagli effetti del virus.
Il gruppo a cui fanno capo i marchi
Michael Kors,
Versace e
Jimmy Choo non fa previsioni per l'intero anno fiscale in corso, ma stima che nel solo primo trimestre del fiscal year 2021 (ovvero il periodo aprile-giugno 2020) le vendite potrebbero crollare del 70% su base annua.
«
Rimaniamo fiduciosi che nel lungo termine si creeranno e opportunità per ognuno dei nostri tre brand e riteniamo che Capri sia ben posizionata per imboccare la strada della crescita nell'anno fiscale 2022», ha commentato il ceo
John D. Idol.
Il top executive si è anche detto incoraggiato a riaprire i negozi a livello globale (attualmente sono attive circa il 90% delle vetrine del gruppo) «con ricavi iniziali superiori alle nostre aspettative».
Sullo sfondo di questo scenario complesso, Michael Kors si è confermato nel corso dell'esercizio come l'ammiraglia di Capri Holdings, raggiungendo i 4,15 miliardi di dollari di fatturato (3,7 miliardi di euro), seguito Versace con 843 milioni di ricavi (circa 750 milioni di euro) e da Jimmy Choo con 555 milioni (495 milioni di euro).
La performance della maison della Medusa non può essere paragonata anno su anno, perché la griffe italiana è stata acquisita durante lo scorso esercizio. I turnover di Michael Kors e Jimmy Choo, invece, hanno rispettivamente registrato un calo del 7,9% e del 5,9%.
Nel quarto trimestre chiuso il 28 marzo, le entrate di Capri Holdings avevano già iniziato a risentire del Covid cedendo l'11,3% a 1,192 miliardi di dollari. Il risultato, in linea con gli analisti Thomson Reuters, era corredato dalla perdita di 540 milioni di dollari. Per Versace ricavi in forte crescita a +55,5%, mentre quelli di Jimmy Choo scendevano del 23% e quelli di Michael Kors del 18,4%.
an.bi.