Smi-Sistema Moda Italia ha delineato gli asset del futuro della filiera del fashion e i relativi progetti in corso.
A preoccupare il settore c’è in primis il prepensionamento di circa 50mila addetti nei prossimi cinque anni, come è emerso all’incontro con la stampa di ieri (nella foto, da sinistra, il presidente di Smi, Marino Vago e il direttore generale Gianfranco Di Natale).
Si tratta soprattutto di tecnici esperti di prodotto e processi di lavorazione. Nello stesso periodo si stima che i diplomati di corsi dedicati, nelle scuole tecniche, non saranno più di 10mila.
Per tentare di ovviare a questo gap, già alla fine del 2018 è iniziato un rapporto di collaborazione fra Smi e il Miur, volto a rivedere i programmi ministeriali e definire un programma comune di formazione e aggiornamento dei docenti. Inoltre sono in corso iniziative coordinate con il Mise e il Mibac, gli istituti tecnici e professionali nazionali, le istituzioni comunitarie e le altre associazioni della filiera.
Quest’anno sono previsti un piano di comunicazione per il miglioramento dell’immagine dell’industria del tessile-moda e la realizzazione di un’indagine, per conoscere quali figure professionali stanno cercando le imprese e verificare se i programmi didattici attuali sono coerenti.
C’è anche la volontà di migliorare l’offerta formativa, mettendo in comunicazione imprese, scuole e ministero, in più sono in programma una serie di eventi fra settembre 2019 e gennaio 2020 per favorire l’iscrizione dei ragazzi agli istituti tecnici professionali della rete Tam e Its.
Restando in tema di promozione, la moda italiana sarà protagonista di alcuni eventi all’estero. Tra questi la partecipazione di una serie di aziende italiane di abbigliamento e calzature, coordinate da Emi, alla manifestazione Centrestage di Hong Kong (il prossimo settembre).
In tema di politiche industriali, la tracciabilità resta uno dei temi caldi. Smi è al lavoro con Euratex (l’associazione europea di categoria) affinché venga definito un sistema di trasparenza e tracciabilità armonizzato, che abbia un avallo a livello politico. L'associazione partecipa anche alle iniziative del Mise per la predisposizione di una strategia nazionale sulla blockchain. La struttura digitale potrebbe, infatti, essere uno strumento utile alla tracciabilità nella filiera del tessile-abbigliamento, così come viene sperimentato nel food.
Al centro dell’attenzione degli industriali ci sono pure l’economia circolare e la sostenibilità, anche perché la Commissione Ue intende proporre una European Textile Strategy, in tema di economia circolare.
Prima di implementare nuove normative sulla produzione, Smi ed Euratex chiedono che vengano chiariti alcuni aspetti. Come quello delle sostanze ereditarie, cioè presenti nei capi usati, perché al momento della produzione erano lecite, ma che in seguito sono state vietate o hanno subito restrizioni.
Gli imprenditori sostengono, inoltre, che sia tutto da verificare se il riciclo sia realmente più sostenibile di una produzione nuova. Inoltre non è detto che la qualità del materiale riciclato sia analoga a quello prodotto ex novo.
Con la raccolta differenziata della frazione tessile, di cui si dovrà dotare ogni Paese Ue dal 2025, secondo Smi diventa complessa la gestione dei rifiuti post consumo, dal momento che si tratta spesso di fibre miste, difficilmente separabili.
Tra le attività a livello nazionale, Smi sta collaborando con il ministero dell’Ambiente per i lavori con il Bureau di Siviglia per le Best Available Tecniques in materia di prodotti tessili. A fine anno dovrebbe essere pronta una prima bozza dei nuovi requisiti per le aziende soggette all’atuorizzazione integrata ambientale.
Come è emerso ieri, le aziende stanno intraprendendo percorsi di sostenibilità diversi. Alcuni sono più focalizzati sulle energie rinnovabili, altri a rendere i macchinari più efficienti, altri ancora a ridurre l’impatto delle sostanze chimiche impiegate sull’ambiente.
Tutte le Pmi però sentono l’esigenza di standard comuni, specie in termini di sostanze chimiche e materie prime sia in ingresso, sia relativamente all’output (come i criteri e i limiti per le acque reflue).