In attesa del 5 maggio, quando verrà reso noto il bilancio di
Boohoo, gli analisti si sbilanciano in previsioni sulle performance del retailer del fast fashion, nato a Manchester nel 2006 con l'online ma sempre più focalizzato anche sul canale fisico.
Come riportano i media britannici, le vendite secondo
Jefferies potrebbero salire nel quarto trimestre del 23%, spinte dalle recenti acquisizioni, ma se si considera l'intero anno chiuso a fine febbraio 2021
Heargreaves London indica un incremento del 39%, a quota 1,7 miliardi di sterline, «spinto dall'attrattività dell'e-tailer anche sul fronte prezzi», spiega l'analista
Susannah Streeter.
In molti si aspettano che sui 12 mesi gli utili di Boohoo sfiorino il tetto dei 150 milioni di sterline.
Restano tuttavia ombre legate agli scandali nella supply chain emersi nel 2020, relativi a condizioni di lavoro tutt'altro che ottimali, soprattutto negli impianti di Leicester: il mercato chiede a questo proposito rassicurazioni che questo scandalo sia ormai relegato al passato.
A questo proposito, la società ha pubblicato un mese fa una lista dei suoi fornitori inglesi, dando un segnale di trasparenza.
Bohoo ha recentemente investito in nuovi headquarters da 72 milioni di sterline in Great Pultney street, 10 nel West End londinese, al posto di quelli attuali nella Euston Tower a Camden Town.
Del resto, la sua espansione merita spazi adeguati: tra gennaio e febbraio l'azienda ha rilevato i grandi magazzini
Debenhams per 55 milioni di sterline e, per 25 milioni di sterline, i brand
Dorothy Perkins,
Wallis e
Burton, in precedenza sotto l'egida di
Arcadia.
In dirittura d'arrivo c'è un polo logistico a Daventry, grazie al quale la produttività dovrebbe portarsi da 1,6 a 4 miliardi di sterline e potrebbero essere creati 1.000 posti di lavoro.
a.b.