I venti di guerra fanno paura

Badon (Assocalzaturifici): «L'attacco russo all'Ucraina colpo di grazia per il settore»

Dopo la pandemia, il caro energia e l'inflazione arriva anche la guerra, uno spettro per l'economia mondiale. Si temono ripercussioni per l'intero sistema tessile-abbigliamento, che in Russia stava riguadagnando terreno, come emerge dai numeri dell'export di moda donna, in aumento del +15,4% nel periodo gennaio-ottobre 2021, mentre nel gennaio-settembre dello stesso anno le esportazioni di menswear verso la nazione di Putin sono aumentate del 4,7% (stime Confindustria Moda). Allarmatissimo Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, associazione legata a un settore che vede nella Russia un mercato di riferimento.

«Dopo l’impatto della pandemia, il comparto calzaturiero, una delle eccellenze del made in Italy rischia di subire un altro duro colpo - afferma -. L’operazione militare russa in Ucraina porterà ricadute rilevanti sulle nostre aziende. Le eventuali sanzioni e restrizioni impatteranno sull'interscambio commerciale con questi Paesi. La ripresa tanto attesa potrebbe essere vanificata».

«La Russia - prosegue - rappresenta uno dei mercati di riferimento per il comparto calzaturiero, con 3 milioni di paia di scarpe acquistate, un fatturato pari a 220 milioni di euro e una crescita nell’ultimo anno del 9%. L’Ucraina, che importa 400mila paia di scarpe italiane per un valore di 30 milioni di euro, ha registrato una crescita del +16%».

Russia e Ucraina, sottolinea Badon, sono due mercati prioritari per la calzatura italiana, con una clientela attenta ai beni di lusso e di fascia alta: «Paesi importanti, dove organizziamo periodicamente appuntamenti fieristici attesi dalle nostre imprese».

«La situazione è davvero critica e se non si sblocca - conclude - oltre che sul piano umanitario, prevalente su tutto, il nostro sistema produttivo potrebbe ricevere un colpo durissimo».

Meno allarmato Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord, ma pur sempre preoccupato: «La guerra Russia-Ucraina avrà effetti limitati sull'interscambio commerciale del manifatturiero della nostra area con questi Paesi, dato che è già oggi molto esiguo. Ciò non significa che per alcune singole imprese che hanno in questi Paesi loro riferimenti importanti non possano innescarsi difficoltà anche gravi».

L'export manifatturiero verso la Russia dell'area di riferimento di Confindustria Toscana Nord, nello specifico, che riunisce le aree di Lucca, Pistoia e Prato, vale 103,64 milioni, un quarto del totale toscano (420,84 milioni di euro).

Percentualmente le quote della Russia sul totale delle esportazioni sono l'1,3% per Lucca-Pistoia-Prato e l'1% per la Toscana. Ancora più esiguo l'import (4,29 milioni Lucca-Pistoia-Prato, 104,35 milioni la Toscana).

L'export di Lucca-Pistoia-Prato verso la Russia è rappresentato per un terzo da macchinari e per un quarto da prodotti del settore moda, soprattutto tessile; inferiore ma rilevante (17%) la quota dei prodotti farmaceutici. L'import di prodotti manifatturieri vede al primo posto legno e prodotti in legno, carta e stampa; a seguire farmaceutici e alimentari (anno di riferimento 2019). Per quanto riguarda l'Ucraina, Paese verso il quale non esiste il problema sanzioni ma che la guerra colpirà inevitabilmente anche nei suoi assetti produttivi e commerciali, l'export manifatturiero dell'area Lucca-Pistoia-Prato si colloca storicamente a quote inferiori ai 20 milioni, mentre l'import è di 3 milioni (elaborazioni Centro studi Confindustria Toscana Nord su dati Istat).

«Dal punto di vista economico - chiarisce Matteini - a preoccupare sono soprattutto le forniture di gas metano: quasi il 40% di quello che arriva in Italia proviene dalla Russia. Il gas aveva già registrato negli ultimi mesi impennate particolarmente rovinose per il nostro Paese, che dal metano dipende anche per la generazione di energia elettrica: con questa guerra, il blocco del Nord Stream 2 e le sanzioni alla Russia si temono inasprimenti che potrebbero essere gravissimi».

«L'Unione Europea - conclude - ha dato rassicurazioni nei giorni scorsi circa una più accentuata diversificazione delle fonti di approvvigionamento: Paesi diversi dalla Russia e ricorso al gas naturale liquefatto dovrebbero assicurare disponibilità, ma per quanto riguarda i prezzi è verosimile che la situazione, già pesante, peggiori ancora. Sarà indispensabile un rapido e radicale ridisegno delle politiche energetiche nazionali ed europee, con forti spinte alla produzione interna e al ricorso ad altre fonti, rinnovabili e non».

Proprio ieri, 24 febbraio, si è conclusa a Mosca l'edizione 37 di Cpm Collection Première Moscow, il più importante salone moda della Russia e dell’Europa dell’Est, in programma dal 21 al 24 febbraio 2022 all’Expocenter Fairground di Mosca, che ha visto una nuova partecipazione di Emi-Ente Moda Italia con l’area speciale Italian Fashion, che accoglieva 81 marchi.

Alberto Scaccioni, a.d. di Ente Moda Italia, alla vigilia della kermesse aveva dichiarato: «Tra le nostre aziende sta tornando con grande forza la consapevolezza di quanto sia importante presentare le collezioni direttamente a Mosca, a Cpm, per avere visibilità e contatti diretti in loco con i più importanti operatori del retail russo e dei paesi limitrofi».

Sarebbe un peccato, dunque, stroncare sul nascere questa importante ripresa.

c.me.
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