Dopo un 2021 archiviato con ricavi record pari a 14,6 miliardi di euro (+22,9% a tassi comparabili rispetto al 2019) e un utile operativo in salita del 57,5%, Chanel non ha frenato la corsa nei primi cinque mesi del 2022, in cui la chiusura degli store in Russia e in Cina è stata compensata dalle ottime performance nel resto del mondo, determinando un ulteriore incremento double-digit.
Da notare che l’anno scorso la griffe ha superato come crescita Lvmh (+14% sempre a tassi costanti sul 2019) e Kering (+13%), ma non ha battuto Hermès (+33,4%).
«Faremo investimenti significativi per sostenere lo sviluppo del brand a lungo termine», ha anticipato a wwd.com il direttore finanziario Philippe Blondiaux, sottolineando che la Russia genera una quota ridottissima del business (1,5%), anche per smorzare l’eco mediatica del gesto eclatante di alcune influencer russe, che nei mesi scorsi avevano postato sui social video in cui riducevano a brandelli le loro borse Chanel, per protestare contro le sanzioni imposte dal marchio.
Per quanto riguarda la Cina, le chiusure causate dai lockdown hanno portato ad abbassare le saracinesche di cinque su 16 monomarca, oltre a 35 store dedicati a profumi e cosmetici.
Fortunatamente per la maison di proprietà dei fratelli Wertheimer Asia significa anche Singapore, Taiwan, Malesia e Sud Corea, mentre gli Usa stanno performando bene e in Europa si avvertono le prime ripercussioni positive del ritorno dei turisti internazionali.
Sull'Asia tra l'altro si concentrerebbe, secondo BoF, un progetto di punti vendita dedicati alla clientela più ricca.
Con questi presupposti Blondiaux prevede un anno «di sana crescita», anche se soprattutto il Vecchio Continente è stato duramente penalizzato dalla pandemia, con un -10,9% di vendite nel 2021 rispetto al 2019. Al contrario, gli States hanno fatto un balzo del 52,6% e l’Asia Pacifico del 48,7%.
Il direttore finanziario ha citato come vincente la strategia di armonizzare i prezzi attraverso le varie aree e di non vendere online il ready-to-wear e la pelletteria. Quando si parla di armonizzazione, si intende anche un ritocco verso l’alto: per esempio, la borsa 11.12 va in vendita a 8.250, contro i precedenti 7.800 euro. Da inizio pandemia i listini sono stati alzati per sei volte. «Del resto - ha precisato Blondiaux - noi due volte l’anno, e non da ora, mettiamo mano ai prezzi».