Come è nata l’idea di tornare con una linea maschile?
Stiamo vivendo un momento di bella crescita e sentivamo l’esigenza di fare un salto importante. Dopo quasi 70 anni di vita del brand, con un capitale di know how e livelli qualitativi altissimi, volevamo rompere lo schema “fibre nobili = moda classica”: con il direttore creativo Simon Holloway da più stagioni ci stiamo focalizzando su un prodotto dal design moderno e contemporaneo, con vestibilità aggiornate. I nostri sono sì capi timeless, ma con tanto stile. E in questo percorso si è inserita la collezione uomo, che rilanciamo, convinti che potrà colmare un vuoto sul mercato, vestendo chi non ama il formale e ha una sensibilità casual, senza essere streetwear.
Non avevate il timore che questo progetto potesse intaccare l’identità del brand?
No, anche perché abbiamo fatto il modo che questo non accadesse, curando in maniera praticamente perfetta la collezione e tenendo altissimo il posizionamento dal punto di vista della distribuzione: abbiamo scelto 15 partner a cui proporre i capi, li abbiamo spiegati nel dettaglio e tutti l’hanno acquistati. Per un marchio di nicchia, la comprensione da parte del trade è un aspetto determinate per avere successo.
Che risultati vi aspettate?
Pensiamo che nell’arco di tre-quattro anni l’uomo potrebbe raggiungere il 25% del fatturato totale di Agnona, ma non escludiamo sorprese in senso positivo, anche perché il mercato della moda maschile è in deciso fermento. La collezione non diventerà più articolata: pensiamo di restare, come per la stagione Fall-Winter 2020 introno ai 77 pezzi, continuando a dare importanza alla maglieria (con prezzi retail da 600 a 1.700 euro) e ai capospalla (da 2mila a 4mila). La presenza dei look maschili nella sfilata donna potrebbe essere un semplice episodio, un modo per dire “siamo tornati”. Per il futuro pensiamo che la formula della presentazione, magari all’interno del calendario della moda uomo, sia il modo migliore per raccontare il progetto.
Avete altri progetti in cantiere?
Vogliamo sviluppare i nostri mercati, crescere in Europa e insistere su Stati Uniti e Canada, che oggi sono i mercati che crescono più velocemente. La Corea risponde molto bene e per questo apriremo nuovi negozi quest’anno, così come in Russia a San Pietroburgo e in Germania a Sylt.