il commento di carlo capasa

Camera Moda: «Con il Pnrr un passo avanti, ma c'è ancora tanto da fare»

Soddisfazione da parte della Camera Nazionale della Moda Italiana per il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del governo, ma con la consapevolezza che si può e si deve fare di più.

Il testo, come spiega un comunicato di Cnmi, accoglie in parte le proposte formulate dall'Associazione, dal potenziamento del Piano Transizione 4.0 ai contributi a sostegno degli investimenti in nuove tecnologie.

Secondo Carlo Capasa, presidente di Camera Moda, «il Pnrr mostra una visione strategica a tutela di un asset di eccellenza del made in Italy, riconosciuto in tutto il mondo: non dimentichiamo che il settore che rappresentiamo è la seconda industria del nostro Paese, con un fatturato che nel 2019 ha sfiorato i 100 miliardi di euro e che nel 2020 è calato del 26% per le conseguenze della pandemia». «Si tratta di un primo passo importante e tuttavia - ribadisce - la strada da recuperare è ancora lunga».

Cnmi, in particolare, aveva suggerito un potenziamento del Piano Transizione 4.0, tramite l'incremento delle aliquote e dei massimali attualmente in essere in relazione al credito di imposta per le attività legate al design e all'ideazione estetica, un rifinanziamento del Fondo 394/81 che ne garantisse un accesso equilibrato tra Pmi e grandi imprese e, non ultimi, incentivi a favore del cambiamento del modello di business delle aziende.

Il Pnrr stanzia quasi 14 miliardi di euro per il Piano Transizione 4.0, istituisce un comitato che suggerisca le modifiche volte a massimizzare efficacia ed efficienza nell'uso delle risorse e destina 1,95 miliardi per rifinanziare il Fondo 394/81, «che resta però da migliorare - si legge nella nota di Camera Moda - affinché vengano incluse le realtà di maggiori dimensioni e relativamente ai contratti di sviluppo a sostegno di investimenti strategici, innovativi e progetti di filiera, senza contare gli strumenti volti a valorizzare e accrescere le produzioni made in Italy». Il focus è inoltre sulla riforma della proprietà industriale e su contributi a sostegno di investimenti, macchinari, impianti e attrezzature per produzioni di avanguardia tecnologica.

Vengono accolte comunque, in parte o in toto, le idee sui percorsi formativi, sul bonus assunzioni per giovani e donne, oltre che sulle borse di studio in favore di persone svantaggiate e sui partenariati tra imprese, centri di ricerca e università, che vanno incentivati.

Entrando nello specifico, sul piatto ci sono 1,5 miliardi per lo sviluppo dell'offerta degli enti di formazione professionale terziaria attraverso la creazione di network con aziende, atenei e centri di ricerca, 10 milioni destinati alla definizione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere, mezzo miliardo per innalzare il numero di borse per il diritto allo studio e 1,61 miliardi a supporto di programmi di ricerca e innovazione, realizzati da partenariati allargati a università, centri di ricerca e imprese.




A cura della redazione
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