Guess ha chiuso l'esercizio 2022 (terminato il 28 gennaio) con un +4% del fatturato a 2,7 miliardi di dollari, mentre l'utile è sceso del 12,7% a 149,6 milioni.
Le vendite dell'azienda hanno registrato una buona performance in Europa, dove il giro d’affari è aumentato del 6% a 1,38 miliardi di dollari. L’Asia ha messo a segno un incremento dell'1%, a 238 milioni di dollari, ed è stato l'unico mercato in cui i profitti hanno disegnato una parabola positiva, con un +17%.
In recupero il quarto trimestre, con ricavi saliti del 2,2% a 817 milioni di dollari e un utile di 95,8 milioni di dollari, rispetto ai 68,4 milioni dello stesso periodo del 2022.
Tra ottobre e gennaio, il fatturato del gruppo è calato in tutti i mercati, tranne che in Europa, dove le vendite sono aumentate del 10%. In Asia, Guess ha registrato un calo dell'8% e nelle Americhe il colpo è stato ancora più forte, con una diminuzione delle vendite wholesale del 27% e retail dell'1%.
Al 28 gennaio 2023, l'azienda vendeva i suoi prodotti in 1.608 punti vendita, 23 in meno rispetto all'anno precedente. Di questi, 1.068 sono negozi di proprietà. Per quanto riguarda i mercati, l'Europa e il Medio Oriente ospitano la maggior parte dei negozi del gruppo: 794, mentre l'Asia conta 409 punti vendita e le Americhe 405.
Il gruppo è cauto sulle sue prospettive di crescita: per il prossimo anno la previsione è di un incremento dei ricavi compreso tra l'1% e il 3% e. Nel primo trimestre invece è ipotizzata una flessione del 6-7%.
«Questi risultati coronano un anno solido per la nostra azienda, nonostante le difficili condizioni di mercato, che ci hanno fatto perdere 62 milioni di euro a causa delle fluttuazioni valutarie e 140 punti base di margine operativo», ha dichiarato l'a.d. Carlos Alberini, aggiungendo che «il nostro business diversificato ci permette di avere una struttura solida per affrontare le nuove sfide».
Sebbene la pandemia non sia più un problema per Guess, la società ha dichiarato che il contesto macroeconomico ha influito sui risultati. Particolarmente impattanti sono stati «le interruzioni della catena di approvvigionamento, la carenza di prodotti e l'aumento dei costi».