Dopo l’appuntamento dello scorso 10 novembre a Firenze, si è spostata a Milano The age of new visions, l’iniziativa organizzata da UniCredit in collaborazione con Pitti Immagine, Camera Nazionale della Moda Italiana, Altaroma e Nomisma per riflettere sugli scenari economici e le strategie da attuare per agevolare la ripartenza del settore moda.
Un incontro che ha riunito esperti ed operatori del comparto per riflettere su temi caldi come e-commerce e digitalizzazione, durante il quale Silvia Zucconi, responsabile Business Intelligence di Nomisma, ha presentato i risultati di un’analisi condotta su un campione di aziende del fashion e luxury italiano.
L’esperienza della pandemia ha infatti segnato uno spartiacque e scardinato lo status quo, producendo effetti che avranno carattere permanente e perdureranno anche nella cosiddetta nuova normalità: “digital”, come sottolinea la ricerca, non sarà solo la parola del 2020, ma anche dei prossimi anni.
Prima del Covid l’Italia aveva infatti un valore dell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) pari a 43,6, contro una media europea di 52,6. Nel 2019, il 90% delle imprese del tessile, abbigliamento e calzature (tra quelle con almeno 10 addetti) poteva contare su una connessione con banda larga (fissa o mobile) e il 47% forniva dispositivi portatili e connessioni mobili ai dipendenti per scopi lavorativi.
Come ha spiegato Zucconi, l’emergenza sanitaria e le misure restrittive per limitare il contagio hanno messo in crisi la filiera fisica, con la chiusura dei canali distributivi (44%), la sospensione degli eventi fieristici (26%), mettendo in evidenza una scarsa digitalizzazione delle aziende (14%). Allo stesso tempo la presenza sul canale digitale ha rappresentato un punto di forza per un’azienda del fashion italiano su quattro (26%).
Pur non riuscendo a colmare il vuoto generato dalla temporanea chiusura dei negozi fisici e dalla parallela flessione della domanda, il canale digitale e l’e-commerce hanno rappresentato uno strumento di resilienza, in grado di sostenere le vendite e di incrementare l’engagement dei consumatori, attraverso un dialogo diretto tra azienda e potenziali clienti.
Dopo il lockdown, come evidenzia l’analisi, alle imprese sono chiare le strategie necessarie per rispondere agli effetti e ai cambiamenti generati dall’emergenza sanitaria. Tra le leve fondamentali spicca il ricorso alle tecnologie digitali, sia nei canali di vendita e fornitura (42%) che nei processi interni (13%) o produttivi (10%).
L’emergenza sanitaria ha generato un’accelerazione anche nei processi di alfabetizzazione digitali della società e tra i consumatori italiani acquista maggior appeal la digitalizzazione delle diverse fasi del customer journey, soprattutto nei processi di acquisto di abbigliamento, calzature e accessori.
Il canale digital diviene un punto di riferimento, tanto nella ricerca di informazioni su prodotto e brand quanto nell’esperienza di acquisto fino al servizio di post-vendita: il 47% degli italiani ricerca sul web informazioni su azioni e impegni dei brand a riguardo e negli ultimi sei mesi il 41% dei consumatori ha scoperto almeno un brand di nicchia tramite i social, mentre il 37% ha letto recensioni online su articoli di abbigliamento, calzature o accessori prima di procedere con l’acquisto.
Internet è inoltre il luogo in cui i più giovani prendono ispirazione sul proprio stile, visto che il 27% dei Young Millennials e degli appartenenti alla generazione Z si ispira agli influencer social.
E il canale fisico? Il negozio non perde il suo appeal, come evidenzia Zucconi, ma cambiano le dinamiche: il 36% degli online shopper della categoria sfoglia i cataloghi online di abbigliamento, calzature e accessori dei loro brand o catene preferite prima di acquistarli materialmente nei punti vendita brick and mortar.
Durante il Forum - coordinato da Cristiano Seganfreddo, presidente ed editore di Flash Art – e aperto con i saluti di Francesco Giordano, co-ceo Commercial Banking Western Europe di UniCredit, e di Raffaello Napoleone, a.d. di Pitti Immagine, si sono susseguite le testimonianze di numerosi altri relatori, tra cui Carlo Capasa (presidente Cnmi), Michele Ciavarella (caporedattore di Style Magazine del Corriere della Sera), Aldo Gotti (direttore Generale di Modes), Gaetano Marzotto (presidente Santa Margherita Spa e consigliere di amministrazione di Hugo Boss AG), Andrea Panconesi (a.d. LuisaViaRoma) e Giacomo Piazza (co-founder di Twentyfourseven). Ha chiuso i lavori Lucio Izzi, responsabile corporate sales & marketing di UniCredit.