Kean Etro non si smentisce mai: da instancabile esploratore qual è ha deciso di affrontare la fashion week in maniera diversa rispetto alle ultime stagioni: il 16 giugno, infatti, la collezione maschile di Etro, di cui è direttore creativo, salirà di nuovo in passerella e lo farà in autonomia, dopo l’esperimento dello show co-ed per la collezione S/S18 e tre stagioni in cui ha optato per la formula della presentazione in versione creativa. «Amo il cambiamento e mi piace lasciare totale spazio e libertà alla mia voglia di sperimentare. Il ritorno in passerella è la naturale evoluzione ed espressione del mio presente e di quello del marchio Etro», racconta Kean a pochi giorni dalla sfilata che si svolgerà in una location in via Spartaco, a pochi passi dagli uffici della griffe.
Che cosa può dirci della collezione?
Sarà una collezione in stile rigorosamente Etro, coerente con i valori e i codici stilistici che insieme alla mia famiglia portiamo avanti fin dagli inizi. Credo sia il momento di avvicinare anche le generazioni più giovani - i cosiddetti Millennials - al nostro mondo. Per questo la passerella sarà anche l’occasione per rivelare una capsule collection di pezzi più street - una collaborazione che per il momento non posso ancora svelare.
Etro e altri marchi tornano a separare le sfilate uomo e donna: è un segnale dell’idebolimento della tendenza co-ed?
Nelle ultime stagioni la formula co-ed è stata senza dubbio un trend. Credo che con il tempo diventerà un fenomeno sempre meno generalizzato e sempre più una scelta specifica che le case di moda adotteranno di volta in volta. Le collezioni maschili e femminili vanno sì di pari passo ma è altrettanto vero che seguono, per natura, logiche differenti. Ed è giusto che ci sia totale libertà di esprimerle.
Come vede la scelta di certi marchi di sfilare fuori dalle fashion week? Le settimane della moda sono a rischio?
Non credo. Voglio pensare a questa “decontestualizzazione” degli show come esperimenti spot, legati a strategie studiate ad hoc. Sono certo che prima o poi torni la nostalgia di casa…!
Se fosse lei il capo di tutte le fashion week mondiali che cosa farebbe?
Vorrei che fossero più democratiche: non solo dedicate agli addetti ai lavori, che ormai si declinano in categorie sempre più diversificate e molteplici, ma soprattutto con maggiore spazio per il pubblico generale. La moda è cultura e può essere un potente mezzo per parlare di temi di attualità. Deve essere più inclusiva.
La sfilata è un momento per lanciare messaggi: avete appena presentato il piumino 100% eco. Ci saranno altri progetti come questo nelle collezioni uomo?
Assolutamente sì. Da più di 20 anni la sostenibilità è un tema che mi sta a cuore. Penso spesso ai miei figli, alle nuove generazioni, a come si può far sì che il nostro Pianeta, proprio con la P maiuscola, sia una casa ospitale per chi lo abiterà in futuro. Ai giovani bisogna insegnare il rispetto, per l’altro e per la Natura. Il piumino #ForTheOceans è solo uno dei messaggi concreti che con il mio lavoro voglio promuovere: lo sapevate che mediante il riciclo di 120 bottiglie di plastica si può realizzare un piumino?
Nella foto, la nuova campagna pubblicitaria fall-winter 2019/2020