il presidente di Confindustria Moda ed Herno sul Decreto Cura Italia

Marenzi: «Il credito di filiera sarà un’opportunità per superare la crisi»

Il decreto Cura Italia è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ed è in vigore. Si tratta, come tutti sanno, dei provvedimenti del Governo finalizzati a fronteggiare l’emergenza Covid-19 da un punto di vista economico: una manovra che inietta 25 miliardi e attiva flussi economici per 350 miliardi.

Le misure adottate dal Governo Conte saranno in grado di sostenere l’economia italiana? E quali sono i passi più urgenti per aiutare le imprese, in particolare le oltre 65mila del settore moda, che insieme valgono oltre 615mila addetti e oltre 95 miliardi di fatturato?

Ne abbiamo parlato con Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda e di Herno. «Ritengo che la direzione del decreto sia quella giusta, anche se non è sufficiente - afferma Marenzi -. Lo dico senza polemica, da italiano voglio esprimere tutta la mia solidarietà verso chi ci sta governando in questo momento di grave emergenza. Un altro decreto di sostegno all’economia e anti-coronavirus è già stato annunciato per aprile e dovrà porre le basi per la ripartenza del sistema Paese».

Per Marenzi, che ha deciso di tenere operativa l‘azienda anche se con turni ridotti, tra le chiavi della ripartenza del settore moda c’è il sostegno a tutte le aziende, da monte a valle: «Siamo una filiera lunga, articolata sull'intero territorio nazionale e composta da grandi, piccole e medie imprese: nel caso in cui non si riesca a mettere in campo misure idonee e tempestive per arginare la crisi, questo ecosistema sarà gravemente compromesso».

«Penso che sia importante - prosegue Marenzi - andare verso un’opera di semplificazione delle regole di finanziamento alle aziende, specie quelle più piccole. Probabilmente dovranno cambiare certi parametri o ne dovranno essere individuati di nuovi. Certo, le parole ebitda e marginalità non sono le prime che il sistema bancario dovrà tenere in considerazione quando si tratterà di erogare finanziamenti».

Importante sarà quindi dare fiducia a realtà i cui bilanci non lo consentirebbero, magari con strumenti come il Reverse Factoring, «così - fa notare Marenzi - si finanzierebbero i fornitori, appoggiando il rischio sull’azienda capo-filiera, grazie alla garanzia offerta dalla cessione del credito».

In prospettiva sarà poi importante dare ossigeno anche alle realtà più strutturate e non solo alle Pmi. «Se i grandi non sono in grado di operare al meglio, il sistema si sfalda», dice l’imprenditore.

«Herno - prosegue - in questo momento si trova al centro di una catena in cui entrambi i capi sono composti da anelli deboli. Abbiamo riserve di ossigeno e per questo ci siamo presi le nostre responsabilità, derogando sugli ultimi pagamenti ai nostri clienti commercianti, che hanno visto chiudere i loro punti vendita, ma dall’altra parte abbiamo rassicurato i nostri fornitori sugli ordinativi per le collezioni. È giusto farlo, ma se non arrivano aiuti non potremmo continuare così. Ecco perché tutta la filiera va sostenuta».

Quanto all’impatto economico legato all’emergenza coronavirus o a quando fabbriche e negozi potrebbero tornare alla normalità, Marenzi fatica a fare previsioni: «Tutti ci auguriamo che per giugno-luglio si possa immaginare questo atteso ritorno alla normalità, anche se siamo consapevoli che raggiungere gli obiettivi prefissati per l'anno sarà praticamente impossibile».

«Questa emergenza ha colpito drammaticamente la primavera 2020, ma le conseguenze temo che arriveranno fino alla prima parte del 2021 - riflette l'imprenditore -. I negozi saranno alle prese con magazzini di merce invenduta. Prevedo perdite sensibili: fino a poco tempo fa dicevo che sarei stato felice di una perdita del 10%, ma ora direi che sarei felicissimo se ci fermassimo a queste cifre. Sarà difficile, anche perché questa è una crisi che tocca tutti i mercati, prima Cina e Italia e ora il resto del mondo».
an.bi.
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