A qualche settimana dalla chiusura di Pitti Uomo, Cristobal Felipe Machhaus, head of international del brand di moda maschile tedesco Digel, racconta i retroscena della nuova collezione, che cambia in sintonia con il New Normal, e le prospettive future di un brand che l'Italia apprezza per varie ragioni: dalle differenti vestibilità al servizio, che con la formula Never Out of Stock va incontro alle esigenze dei dettaglianti.
Avete partecipato alla recente edizione di Pitti Uomo: qual è il bilancio?
Siamo molto soddisfatti, soprattutto della qualità della clientela intervenuta al salone. Abbiamo accolto nel nostro stand circa 300 visitatori, più di quanti ci aspettassimo: un numero quasi in linea con quelli della situazione pre-pandemica. Non vediamo l'ora di tornare in fiera il prossimo giugno.
In questi due anni tutto è cambiato, anche il guardaroba maschile. Che ripercussioni ha avuto questa evoluzione sulla collezione Digel per la FW 22/23?
La tendenza verso un abbigliamento più confortevole ha ridefinito il nostro lifestyle in base a un concetto di New Normal, in cui i confini tra il formale e l'informale si assottigliano. Di conseguenza, le nuove proposte si focalizzano su silhouette casual, con un fit moderno e sciolto, in grado di garantire un tocco di comodità in più. Completano l'offerta modelli di taglio slim, aderente al corpo. In tutti i casi, la stagione autunno-inverno è caratterizzata da materiali stretch e dal jersey, che garantiscono comfort e leggerezza.
Come è andato il 2021 e quali sono le prospettive per il futuro?
In un anno sfidante come questo, l'obiettivo dell'azienda è raggiungere almeno il 75% del fatturato 2019, per tornare al livello pre-pandemico entro fine 2023. Continuiamo a investire nella relazione con i nostri partner wholesale, per rafforzare la leadership di Digel negli abiti mix&match e Nos (Never Out of Stock). Il focus è sul prodotto, sempre più in linea con le esigenze del mercato, e sui progetti strategici per gli anni a venire, a partire dalla verticalizzazione e dalla digitalizzazione. A questo proposito, una parte del budget marketing è destinata a campagne sui social media: coinvolgere influencer e blogger si traduce in un feedback positivo da parte dei mercati. Stiamo anche lavorando allo sviluppo del nostro e-commerce, sia diretto che sui marketplace, senza tuttavia tralasciare il canale fisico.
Un ambito, quest'ultimo, che mantiene per voi un ruolo chiave. Come siete organizzati?
In modo capillare, con un migliaio di multimarca in Germania e oltre 2.500 all'estero. Ci sono poi i monomarca, per il momento tre - in Germania, appunto, a Budapest e in Russia - e vogliamo intensificare la presenza nei department store. Tornando a parlare di multimarca, oltre 400 si trovano in Italia, che insieme alla Francia è il mercato più forte per Digel.
Cosa lega i dettaglianti italiani al vostro marchio? Agli italiani, ma non solo, riserviamo un servizio efficiente e vestibilità eccellenti, in differenti drop e taglie. Grazie alla possibilità di riordini settimanali, i clienti possono ridurre gli stock e aumentare i profitti. Si può proprio dire che Digel loves Italy...Anche perché nel vostro Paese abbiamo un sales team di agenti attivi su tutto il territorio e lavoriamo a stretto contatto con i migliori fornitori nazionali di tessuti. Considero la nostra come la classica best practice, basata sulla collaborazione tra un brand di menswear tedesco e i partner italiani: un esempio tutto europeo di come l'unione faccia la forza.
A cura della redazione